di Giuditta Pasetto*
articolo pubblicato su “La Voce dei Berici”, Domenica 30 Settembre 2012, p.8 e rivisto dall'autrice
Il 7 settembre di buon mattino, come
le donne della Pasqua, alcune Vergini consacrate correvano verso l’episcopio di
Vicenza portando fiori, lampade, preghiere e canti per celebrare col vescovo
Beniamino Pizziol, il decimo anniversario di Consacrazione verginale di Franca
Vallisari, colei che aveva chiesto e ottenuto un tale incontro di grazia.
Non era un matrimonio comune quello
che i segni potevano far sembrare e che quel gruppo portava con sé. L’intento
di ognuna era quello di “rinnovare” il santo proposito di verginità perpetua
nelle mani del nuovo Vescovo.
La concelebrazione eucaristica, alla
quale ha partecipato anche l’incaricato diocesano don Pietro Ruaro, ha avuto un
carattere semplice e solenne insieme. Si è pregato per i Vescovi che ci hanno
consacrato e custodito per Cristo nel cammino verginale (i monsignori Onisto,
Nonis, Nosiglia e il card.Cacciavillan).
All’Offertorio sono state portate all’altare 7
lampade, che rappresentavano tutte le vergini consacrate nella nostra Diocesi. Dopo
il canto del salmo 45, “Tu sei il più
bello tra i figli dell’uomo”, è stata innalzata una preghiera per il
vescovo Beniamino che sottolineava il senso del suo essere immagine di Cristo
Sposo.
Il rito Ordo Virginum, più antico di
quello della Professione religiosa, è servito per rinnovare e arricchire anche
il nuovo Rito del Matrimonio.
Non si tratta di un Istituto secolare,
anche se la vergine consacrata vive in un contesto laicale. Ciò che riceve è
una piena investitura da parte di Cristo con l’imposizione delle mani del Vescovo.
È un rito che imprime un carattere sacro alla donna vergine per amore di
Cristo, che la qualifica a vivere e ad agire in persona Ecclesiae in stretta assonanza con tutti i ministeri
ordinati. L’imposizione delle mani, da parte del Vescovo, è un gesto ricchissimo
che infonde la potenza dello Spirito Santo su chi lo riceve, per cui è Dio che
consacra quando un Vescovo, suo ministro, consacra.
Questa è la novità e la bellezza,
tratta dal tesoro delle origini che, nel nostro tempo così contraddittorio, la
Chiesa ci offre in dono. È un ministero, una diaconia di preghiera e di
comunione prima ancora che di azione per aiutare la Chiesa ad essere quella che
è: Sposa di Cristo.
Questa forma di vita consacrata è ancora
oggi un “segno dei tempi” come lo era nell’antico
paganesimo. Tra le contraddizioni odierne che hanno messo in crisi e
relativizzata persino l’istituzione naturale del matrimonio, è necessario ri-parlare
di Dio, della Chiesa in termini di “nuzialità”, connessa alla vocazione
verginale, come condizione della scelta d’amore, libera e radicale. Infatti si
legge nel rito dell’Ordo Consecratio Virginum: “…Dovevano sorgere donne vergini
che, pur rinunziando al matrimonio, aspirassero a possederne nell’intimo la
realtà del mistero”.
Giuditta
Pasetto, nata a Verona e
residente a Vicenza ha conseguito la Laurea in Pedagogia all'università di
Padova nel 1976 discutendo la tesi "Il pensiero Cristologico nel
pensiero di Karl Rahner" e la Licenza in Teologia liturgico
pastorale nel 1994 con la tesi (biblica) "Le
donne nelle assemblee tacciano" (1 Cor 14,34). Primi approcci ad un testo
biblico di valenza liturgica". Consacrata secondo l'Ordo Consecrationis Virginum, il giorno di Pasqua (19 aprile) 1981
per l'imposizione delle mani del vescovo di Vicenza Mons A. Onisto
(assieme alla defunta Francesca Dal Lago), ha dedicato la propria vita
consacrata alla educazione delle nuove generazioni
attraverso l'insegnamento nelle Scuole per tutte le età e collaborato in
parrocchia e con diversi movimenti ecclesiali sorti nel periodo
postconciliare, a Vicenza e a Genova. Richiesta ripetutamente nel dare il proprio
contributo allo studio del nuovo Rito di Consacrazione delle Vergini due
suoi articoli sono stati pubblicati sulla Rivista Liturgica LXIX(1982/4)
546-552 “La mia esperienza come vergine
laica nella Chiesa" e Vita Consacrata 32(1996/5) 572-579: "Chiamata ad annunciare che 'Dio è
nuzialità'.
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