di Lorenzina Ricci
Ho ricevuto la
consacrazione il 28 maggio 1992, giovedì dell’Ascensione, per mano dell’allora
Vescovo di Arezzo, Mons. Giovanni D’Ascenzi, nella chiesa del Monastero di
Camaldoli.
Già d’allora,
pronunciando il “Santo Proposito”, intesi esprimere la mia sequela a Cristo
sotto l’unica grande Regola del Vangelo.
Con il permesso del Vescovo aggiunsi alla formula antica la modalità totalmente
contemplativa del ministero della Parola e della continua preghiera nel
silenzio e nella solitudine con cui volevo vivere la mia consacrazione. Allo
scopo consultai il liturgista padre Pelagio Visentin, incaricato alla revisione
del Rito da parte del Papa Paolo VI, il quale mi assicurò che tale carisma
poteva viversi anche in modo contemplativo, come si evince dal Rito stesso e
dalle Premesse formulate nel Pontificale Romano. Per esprimere visibilmente
nella Chiesa questa
modalità, chiesi al Vescovo l’abito liturgico da indossare durante la Liturgia
eucaristica.
Sono vissuta
diciotto anni da sola in un casolare del Casentino Eremo del Cantico, coniugando la vita di
preghiera con il lavoro d’insegnante e dedicandomi per 15 anni ad un gruppo
giovanile di lettura della Parola di Dio.
Più tardi il Vescovo Mons. Gualtiero Bassetti mi ha associato un'altra sorella ed è nata così
una fraternità di carismi diversi con la volontà di non essere una Comunità
religiosa ma una forma laica. Si tratta di un’esperienza nata nella Chiesa
locale: il carisma dell’ospitalità ci rende presenti
e vive nella Chiesa. Il servizio specifico ai fratelli è dato dalla preghiera,
intesa come esistenza davanti a Dio. Particolare impegno è quello di aprire
alla speranza, alla comprensione di valori quali il silenzio e la solitudine, e
soprattutto all’EVANGELO le persone che le vicende
della vita ci fanno incontrare, specialmente i più bisognosi sul piano morale
ed i più tribolati. Nel frattempo sono nati altri germogli nell’Ordo Virginum della Diocesi: nuove consacrazioni, alcune
delle quali ho accompagnato nella formazione per volere del Vescovo Mons.
Bassetti. Certamente la vita che ognuna di noi vive nella propria realtà ci
plasma in modo diverso, pur coltivando in profondità un sangue comune che
possiamo chiamare appartenenza al carisma dell'Ordo Virginum.
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