Il rito celebrato,
a partire dal IV secolo d.C., fu inizialmente riservato ai penitenti cioè a
coloro che chiedevano il perdono dei loro peccati. Secondo i rituali del VII
secolo, la mattina di questo giorno i penitenti si presentavano ai sacerdoti a
ciò deputati; dinanzi a loro, confessate le proprie colpe, ricevevano una veste
d’ispido cilizio cosparso di cenere, coll'ordine di ritirarsi in
qualche monastero, onde compiere l’imposta penitenza di quarantena, al termine
della Quaresima, il Giovedì santo venivano riammessi alla comunione con la
Chiesa, dopo un attento esame sulla veridicità del pentimento e l’assoluzione
sacramentale dei peccati. Verso il secolo XI, abolita l'istituzione dei
penitenti, per richiamare alla memoria il comune destino mortale causato dal
peccato originale, il Papa, il clero e il popolo romano, cominciarono a
celebrare il rito all'ora settima partendo processionalmente a piedi
nudi col capo cosparso di cenere dalla Basilica di Sant'Anastasia sino
alla Basilica di Santa Sabina dove si concludeva con la celebrazione della
Messa. (La processione con l'annessa stazione quaresimale a Santa Sabina fu
sospesa nel XVIII secolo e ripresa da papa Giovanni XXIII nel 1962 partendo
però dalla chiesa benedettina di Sant'Anselmo).
La simbologia delle
ceneri trova il suo fondamento nei testi biblici: Abramo, riconoscendo di
essere “polvere e cenere”, osa rivolgersi a Dio per la sorte degli abitanti di
Sodoma, (Gen 3,19). Il re di Ninive, venuto a conoscenza della minaccia che
incombeva sul suo popolo, si riveste di sacco e si siede sulla cenere (Gio
3,6); Giuditta sollecita il suo popolo a cospargersi il capo di cenere, vestire
di sacco elevando a mani alzate suppliche al Signore (Gdt 4,11).
Chi pertanto partecipa al rito si impegna ad intraprendere un cammino di conversione, implorazione di perdono e confessione dei peccati.
Chi pertanto partecipa al rito si impegna ad intraprendere un cammino di conversione, implorazione di perdono e confessione dei peccati.
Le ceneri, ricavate
dai rami di palma e di ulivi benedetti nella Domenica delle Palme, vengono
asperse con l’acqua benedetta dopo l’omelia con una delle seguenti formule:
O Dio, che hai
pietà di chi si pente e doni la tua pace a chi si converte, accogli con paterna
bontà la preghiera del tuo popolo e benedici questi tuoi figli, che
riceveranno l'austero simbolo delle ceneri, perché, attraverso l'itinerario
spirituale della Quaresima, giungano completamente rinnovati a celebrare la
Pasqua del tuo Figlio, il Cristo nostro Signore.
Oppure: O Dio, che non vuoi la morte ma la conversione dei peccatori,
ascolta benigno la nostra preghiera: benedici queste ceneri, che stiamo
per imporre al nostro capo, riconoscendo che il prezioso corpo tornerà in
polvere; l'esercizio della penitenza quaresimale ci ottenga il perdono dei
peccati e una vita rinnovata a immagine del Signore risorto.
I fedeli ricevono
processionalmente le sacre ceneri dal presbitero o diacono che accompagnano il
gesto con una delle seguenti formule: “Ricordati
che sei polvere, e in polvere ritornerai” (Gen
3,19) oppure quella introdotta dalla riforma liturgica (1963): “Convertiti e credi al Vangelo” (Mc 1,15).
“Lontano dall'essere un gesto puramente esteriore, la Chiesa lo ha conservato come simbolo dell’atteggiamento del cuore penitente che ciascun battezzato è chiamato ad assumere nell'itinerario quaresimale.” Dal Direttorio su Pietà popolare e Liturgia della Congregazione per il Culto Divino n. 125.
“Lontano dall'essere un gesto puramente esteriore, la Chiesa lo ha conservato come simbolo dell’atteggiamento del cuore penitente che ciascun battezzato è chiamato ad assumere nell'itinerario quaresimale.” Dal Direttorio su Pietà popolare e Liturgia della Congregazione per il Culto Divino n. 125.
Tale segno
sollecita ad una profonda riflessione: all'uomo appena caduto per il peccato, Dio si rivolge con la frase: « …
Con il sudore del tuo volto mangerai il pane; finché tornerai alla terra,
perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!» (Gen. 3,19), tuttavia si profila la
promessa del Salvatore (Gen. 3,15) che stabilirà una nuova alleanza con tutto
il genere umano riaprendo le porte del Paradiso. Per tal motivo significativa è
la formula tratta da Mc 1,15: «Il
tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo» che invita alla conversione e alla fede in Cristo
(manifestata nell'accoglienza del Vangelo) certi che «Chiunque crede in lui ottiene la
remissione dei peccati per mezzo del suo nome» (At 10,43) come dice Pietro a
conclusione dell'annuncio della Risurrezione e proclamato il giorno di Pasqua.
Pressante l’invito
di San Paolo: «Vi supplichiamo
in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,20) E non c’e riconciliazione senza
conversione:“Convertirsi significa cambiare direzione nel cammino della vita:
non, però, con un piccolo aggiustamento, ma con una vera e propria inversione
di marcia. Conversione è andare controcorrente, dove la “corrente” è lo stile
di vita superficiale, incoerente ed illusorio, che spesso ci trascina, ci
domina e ci rende schiavi del male o comunque prigionieri della mediocrità morale.
Con la conversione, invece, si punta alla misura alta della vita cristiana, ci
si affida al Vangelo vivente e personale, che è Cristo Gesù.“ (Benedetto XVI)
Al segno delle
ceneri è legata la pratica del digiuno (un solo pasto) per i maggiorenni fino al 60' anno e dell’astinenza dalle carni anche chi ha compiuto il 14' anno di età:
per mettere ordine nei nostri
desideri, vincendo l’abbandono agli istinti e alle sollecitudini del consumismo
e dell’edonismo, costruendo una cultura della sobrietà e del sacrificio all'insegna di
una concreta testimonianza di carità nella condivisione dei beni che il buon
Dio mette a nostra disposizione e accompagnati da una più profonda preghiera. Non si tratta solo di moderazione nel
cibo ma anche di tutto ciò che può essere di qualche ostacolo
ad una vita spirituale (cfr. Costituzione Apostolica
"Poenitemini"di Paolo VI papa del 17/02/1966 e Nota pastorale dell'Episcopato
italiano Il senso cristiano del digiuno e
dell'astinenza del 04/10/1994).
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