Per la Chiesa cattolica la seconda Domenica di Pasqua è chiamata "Domenica in Albis depositis (= Domenica in cui si depongono le vesti bianche)".
Ossia, dopo un periodo di preparazione catechetica (circa tre anni), i neofiti, ricevuti i sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima ed Eucaristia), la notte di Pasqua, indossavano una tunica bianca per otto giorni. Durante questi giorni gli stessi partecipavano alle catechesi mistagogiche impartite durante la celebrazione dell'Eucaristia e venivano così introdotti a fare esperienza del mistero salvifico del Risorto. Scriveva San Giovanni Crisostomo ai neobattezzati (ma anche a coloro che erano stati “illuminati” da lungo tempo): “È infatti un vero matrimonio spirituale ciò che si compie qui. Deducilo dal fatto che, come nelle nozze umane le feste durano sette giorni, così anche noi per altrettanti giorni vi prolunghiamo questa festa spirituale, allestendovi la mistica mensa colma di innumerevoli beni. Ma che dico, sette giorni? Queste feste spirituali continueranno per sempre, se voi, restando sobri e vigilanti, conserverete immacolata e smagliante la veste nuziale (X, 24). Così indurrete lo Sposo ad amarvi più intensamente, e voi, col passare del tempo, apparirete sempre più luminosi e splendenti, poiché la grazia crescerà con la pratica delle opere buone (X, 25)”. Finita l’Ottava di Pasqua, che conclude i giorni dell’unica grande celebrazione pasquale, la veste bianca veniva deposta ai piedi del vescovo fiduciosi di esserne rivestiti davanti all’Agnello alla fine dei tempi (Ap. 7,9). L'antifona di introito della Domenica in Albis detta dai luterani “Quasi modo geniti” cita in parte 1Pt 2,2 (Quasi modo geniti infantes): "Come bambini appena nati, alleluia, come uomini spirituali bramate il latte vero, alleluia, alleluia, alleluia. Esultate in Dio nostro aiuto. Gridate di giubilo al Dio di Giacobbe". È una esortazione rivolta ai neobattezzati affinché continuino a nutrire la fede ricevuta. Terminati i festeggiamenti del loro ingresso nella comunità ecclesiale depongono le vesti bianche esterne e prende avvio la loro feriale (ma gioiosa) vita cristiana (l’abito interiore che è Cristo stesso). La “Luce” ad essi comunicata deve essere custodita diligentemente e testimoniata dinanzi agli uomini.
Ossia, dopo un periodo di preparazione catechetica (circa tre anni), i neofiti, ricevuti i sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima ed Eucaristia), la notte di Pasqua, indossavano una tunica bianca per otto giorni. Durante questi giorni gli stessi partecipavano alle catechesi mistagogiche impartite durante la celebrazione dell'Eucaristia e venivano così introdotti a fare esperienza del mistero salvifico del Risorto. Scriveva San Giovanni Crisostomo ai neobattezzati (ma anche a coloro che erano stati “illuminati” da lungo tempo): “È infatti un vero matrimonio spirituale ciò che si compie qui. Deducilo dal fatto che, come nelle nozze umane le feste durano sette giorni, così anche noi per altrettanti giorni vi prolunghiamo questa festa spirituale, allestendovi la mistica mensa colma di innumerevoli beni. Ma che dico, sette giorni? Queste feste spirituali continueranno per sempre, se voi, restando sobri e vigilanti, conserverete immacolata e smagliante la veste nuziale (X, 24). Così indurrete lo Sposo ad amarvi più intensamente, e voi, col passare del tempo, apparirete sempre più luminosi e splendenti, poiché la grazia crescerà con la pratica delle opere buone (X, 25)”. Finita l’Ottava di Pasqua, che conclude i giorni dell’unica grande celebrazione pasquale, la veste bianca veniva deposta ai piedi del vescovo fiduciosi di esserne rivestiti davanti all’Agnello alla fine dei tempi (Ap. 7,9). L'antifona di introito della Domenica in Albis detta dai luterani “Quasi modo geniti” cita in parte 1Pt 2,2 (Quasi modo geniti infantes): "Come bambini appena nati, alleluia, come uomini spirituali bramate il latte vero, alleluia, alleluia, alleluia. Esultate in Dio nostro aiuto. Gridate di giubilo al Dio di Giacobbe". È una esortazione rivolta ai neobattezzati affinché continuino a nutrire la fede ricevuta. Terminati i festeggiamenti del loro ingresso nella comunità ecclesiale depongono le vesti bianche esterne e prende avvio la loro feriale (ma gioiosa) vita cristiana (l’abito interiore che è Cristo stesso). La “Luce” ad essi comunicata deve essere custodita diligentemente e testimoniata dinanzi agli uomini.
Tema di fondo di questa seconda Domenica di Pasqua è quello della fede ferma ed incrollabile, che sa superare l'incredulità e le contrarietà della vita. Per questo la Chiesa ortodossa la chiama Domenica di San Tommaso. Gesù torna proprio per lui e accetta le sue condizioni: “Vedi, tocca, e ora credi”. Grazie a Tommaso, noi sappiamo che Cristo risorto porta ancora con sé, e per sempre, le ferite della sua passione a “memoria” del suo infinito amore per il genere umano. A motivo di ciò il Beato Giovanni Paolo II, che già nel 1980 aveva scritto l’Enciclica Dives in Misericordia, nel 2000 istituì la festa della Divina Misericordia adempiendo così il desiderio che Gesù rivelò a Santa Faustina Kowalska nel 1931: "Figlia Mia, parla a tutto il mondo della Mia inconcepibile Misericordia. Desidero che la festa della Misericordia sia di riparo e rifugio per tutte le anime e specialmente per i poveri peccatori. In quel giorno sono aperte le viscere della Mia Misericordia, riverserò tutto un mare di grazie sulle anime che si avvicinano alla sorgente della Mia Misericordia. L'anima che si accosta alla Confessione ed all'Eucaristia, riceve il perdono totale delle colpe e delle pene. Che nessuna anima tema ad avvicinarsi a Me, anche se i suoi peccati fossero come porpora. Questa causa è Mia ed è scaturita dal seno della Santissima Trinità, che attraverso il Verbo vi fa conoscere l'abisso della Divina Misericordia.”
In Sicilia, in particolare a Canicattì, Capizzi, Chiaramonte Gulfi e Monterosso Almo si suole celebrare in questa Domenica una processione in onore della Madonna portandone a spalla il simulacro. Si pensa che tali feste siano da collegare ad un invito di Filippo IV, re di Spagna e delle due Sicilie, il quale, per invocare la fine delle guerre, nel 1648 dispose che «in tutte le città o paesi dove esistessero immagini di Maria Santissima sotto qualsiasi titolo, sia dentro che fuori l’abitato, delle più insigni per l’operazione dei miracoli e delle grazie speciali, fossero nella Domenica in Albis trasportate nella Chiesa Madre per ivi aver luogo una novena a gloria della Vergine, regina della pace».
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