Ritorno a scrivere le meditazioni sul Vangelo della Domenica dopo una lunga pausa dovuta agli impegni per l'organizzazione del convegno nazionale.
Meditazioni a volte ironiche e a volte pungenti, prendetele così per quelle che sono: parole che nascono da un cuore follemente innamorato che non riesce mai a prendere le cose troppo sul serio! ma sopratutto parole che non hanno la pretesa di insegnare niente a nessuno! Parole che ogni tanto cercano di strapparvi un sorriso!
XXIII DOMENICA DEL
TEMPO ORDINARIO
Anno B Dal vangelo secondo Marco
Vangelo Mc
7, 31-37
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione
di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno
territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono
di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le
dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso
il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli
si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava
correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo
proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto
bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
Cioè… visto
che sei così bravo a far udire i sordi e a far parlare i muti… non è che ci
daresti una mano con quelli che non vogliono ascoltare e con coloro che pur
sapendo aiutare gli altri con una buona parola non lo fanno?
Perché, sai
com’è… con le nuove tecnologie e cure mediche alla sordità fisica si riesce a
dare una soluzione ma alla sordità del cuore, a coloro che non vogliono
ascoltare gli altri, non si è trovato ancora un rimedio che sia veramente
efficace!
Sono queste
o Signore le orecchie che ti chiediamo di aprirci, quelle del cuore!
E dei muti?
Ne vogliamo parlare? Di quelli che preferiscono il silenzio, che vogliono stare
nel nascondimento, che non vogliono stare al centro dell’attenzione perché
“loro sono umili”… e con questa scusa non fanno nulla, non ti annunciano
nemmeno!
Un
proverbio siciliano dice: “cu picca parla, picca sbaglia” (Traduzione per i non
siciliani = chi parla poco sbaglia poco), e infatti a volte con la scusa
dell’umiltà si nasconde solo la paura di sbagliare e di essere criticati.
È questo o
Signore il nodo che ti chiediamo di sciogliere, la nostra paura!
Ma, come
tutti i miracoli, e forse più di tutti gli altri, questo richiede il nostro
desiderio e la nostra collaborazione!
E, visto che per guarire il sordomuto hai usato la saliva, prova a sputarci in
faccia magari ci servirà a capire che dobbiamo sforzarci di cambiare!!!
Evelissima
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