"Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale ... ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual è il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual è il proprio, perché si formi l'unico volto del Cristo." Beato Giuseppe Puglisi - Palermo 15/09/1937 - 15/09/1993 Primo martire di mafia

Il Giudizio Universale di Michelangelo Buonarroti

Articolo scritto mercoledì, 02 novembre 2011
 da Monica



La lettura del Giudizio Universale di Michelangelo ci introduce nella contemplazione del mistero della vita eterna. Mistero anch'esso di amore e di comunione di tutti i Santi, di cui oggi festeggiamo la memoria.


L'autore

Michelangelo Buonarroti è scultore, pittore, architetto e poeta italiano. Nasce a Caprera nel 1475. Muore a Roma nel 1564. Nel 1534 si stabilisce a Roma, accoglie l'invito di Clemente VII e l'incarico di dipingere nella Cappella Sistina il Giudizio Universale. Dopo la morte di Papa Clemente, Papa Paolo III gli riconferma l'incarico. L'affresco, iniziato nel 1536, viene scoperto il 31 ottobre 1541. Sconvolgendo la tradizionale iconografia del tema, eliminando ogni ripartizione, Michelangelo raffigura l'atto finale della storia dell'umanità in uno spazio infinito, in un cielo senza confini.


Lettura dell'affresco

L'affresco si ispira al giudizio finale che Gesù, secondo il racconto di Matteo (25,31-36.41-43.45-46) farà quando verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli".

L'affresco comprende sostanzialmente tre aree orizzontali. In alto, due lunette ai piedi del profeta Giona. Al centro, Gesù Cristo con Maria, gli eletti e i dannati. In basso, al centro, angeli con le trombe, a sinistra risorti che recuperano i loro corpi, a destra angeli che spingono i dannati all'inferno. Al suolo, Caronte e Minosse.

In alto, nelle due lunette, ai piedi del profeta Giona, angeli portano in volo i simboli della passione e della salvezza. A sinistra sono visibili la croce e la corona di spine. A destra c'è la colonna della flagellazione.

Al centro domina la straordinaria figura di Cristo. Il suo braccio destro, alzato, dice parole di dannazione. Il braccio sinistro, invece, chiama i beati perchè prendano possesso del regno preparato per loro fin dalla fondazione del mondo. Buoni e cattivi aspettano di conoscere, con atteggiamenti diversi, la loro sorte definitiva. Alla destra di Gesù c'è Maria , la mamma che volge il capo in direzione opposta a quella del Figlio. Quasi a dire che lei, la mamma, ora non può fare più nulla per i suoi figli. Anche lei attende l'ultima parola.

Attorno a Gesù e a Maria, a destra e a sinistra, vengono rappresentati santi ed eletti che attendono il giudizio definitivo. Alcuni di essi sono facilmente riconoscibili. C'è sant'Andrea con la croce in mano, san Lorenzo con la graticola, san Bartolomeo con la propria pelle (su di essa Michelangelo raffigura il suo volto), san Giovanni Battista, san Pietro con le chiavi, san Sebastiano inginocchiato, con l'arco e le frecce in mano, santa Caterina d'Alessandria con la ruota dentata. Alla sinistra di Gesù c'è il gruppo delle sante donne.

In basso, al centro, gli angeli dell'apocalisse che al suono delle trombe risvegliano i morti. A sinistra, viene rappresentato il mistero della risurrezione della carne. A destra, angeli e demòni spingono i dannati verso l'inferno. Al suolo, Caronte, a colpi di remo, fa scendere i dannati dalla sua imbarcazione per condurli davanti a Minosse con il corpo avvolto dalle spire del serpente.

Michelangelo raffigura "l'atto finale della storia dell'umanità in uno sapzio infinito, un cielo senza confini, rischiarato in basso da lividi bagliori, contro il quale si stagliano con violento contrasto quasi quattrocento figure, raggruppate senza ordine di piani e di grandezze, trascinate in un turbine che le travolge con moto vorticoso, scatenato dal gesto terribile del Cristo-Giudice che appare, in mezzo alla disperazione dei dannati e allo sgomento dei santi, dei martiri,dei beati nello splendore di un nimbo luminoso. Con il giudizio l'opera di Michelangelo appare...non più soltanto il momento culminante di tutta una secolare tradizione artistica, ma anche  rivoluzionaria e polemica nei confronti di quella tradizione stessa, sia sul piano della forma, sia su quello degli ideali. Le certezze morali e intellettuali del primo Rinascimento, la concezione dell'uomo padrone del proprio destino, la celebrazione della sua indomabile energia, creatrice della storia, cedono il passo alla visione di un'immane tragedia che travolge l'umanità intera, dolente e sgomenta di fronte alla imperscrutabile condanna, al senso della propria fragilità e impotenza"1.

1 L'enciclopedia tematica 2, M.Buonarroti,L'Espresso Grandi Opere,2005, pp.1444-1445


(Tratto da :  Aliquò,Pietro.”La vita Eterna. Mistero d’amore”,71-75,in:Mistero d’Amore,Messina,2006.)

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