I Domenica Quaresima anno C
Il brano evangelico di questa prima Domenica di Quaresima ci fa sentire, ancora una volta, il Signore Gesù come nostro compagno di cammino. Ha voluto condividere tutto con noi : la povertà della nascita e della vita, la persecuzione, la precarietà e l’insicurezza della emigrazione, l’essere considerato pazzo perché anziché pensare a sé era totalmente dedito al bene degli altri, il subire le tentazioni di satana che si presenta con una molteplicità di allettamenti e di insinuazioni camuffati sotto forma di beni che riteniamo indispensabili per vivere, per avere un ruolo significativo nella società.
Le tentazioni cui è stato sottoposto Gesù, stremato per il lungo digiuno, sono le tentazioni alle quali siamo sottoposti anche noi giorno per giorno.
1. La tentazione dell’avere, del possedere ad ogni costo. Visto che Gesù ha digiunato per quaranta giorni la tentazione più ovvia per lui era il trasformare miracolosamente in pane la pietra. Sarebbe stata una bazzecola per Gesù avere immediatamente di che mangiare. Egli che con cinque pani e due pesci avrebbe sfamato migliaia di persone non poteva con una sola parola realizzare questa trasformazione? Il tentatore cerca di insinuare che se è veramente il Figlio di Dio, Gesù può e deve compiere quel miracolo. La risposta di Gesù è pronta e ferma: l’uomo non ha bisogno soltanto di pane materiale. Gesù negli anni di vita pubblica compirà una miriade di miracoli, ma con lo scopo di dare segni palpabili di solidarietà verso i sofferenti e di far toccare con mano che si compiva la profezia messianica.
2. La tentazione del potere. “ Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni” dice il tentatore. Ma a condizione che si prostri dinanzi a lui. La risposta immediata di Gesù: l’unico che può avere la pienezza del potere è Dio; dinanzi a Lui soltanto ci si deve prostrare.
3. La tentazione del ricorso facile al miracolo. “Se sei il Figlio di Dio, buttati giù”. Gesù avrebbe dovuto costringere il Padre ad inviare gli Angeli: essi avrebbero impedito che precipitasse nel vuoto. La risposta chiara di Gesù è di non continuare a tentare Dio.
Quale il senso di questa Parola di Dio per la nostra vita?
Chi di noi non è sottoposto alle pressioni delle tentazioni? Quali le più frequenti?
Come per Gesù anche per ognuno di noi le tentazioni più frequenti e più gravide di conseguenze negative sono: la ricerca spasmodica del possedere, la ricerca ed il mantenimento del potere e la pretesa del facile ‘miracolismo’.
Guardiamoci dentro e parallelamente analizziamo l’andamento della società nella quale viviamo.
1. Quanti ci accontentiamo di avere il necessario per vivere e per condurre una vita semplice e serena?
Quanti di noi non hanno sognato di vincere al superenalotto, alla lotteria ecc.?
Quanti sono schiavi del gioco fino a portare in rovina l’economia della famiglia, trascinati ed illusi dalla speranza di una ipotetica vincita?
Quanti di noi sfruttano i dipendenti, gli operai, i commessi, i braccianti…? Si ha anche la motivazione: è necessario assicurare la vita e l’attività dell’azienda e così si potrà garantire il lavoro ai dipendenti!
Quanti di noi dichiarano sulla busta paga dei dipendenti una somma di cui viene corrisposto effettivamente forse il 70 - 80%?
E tutto questo per possedere di più. Perché chi più possiede più potere dimostra di avere nelle mani. Ciò che importa è avere, non essere. Infatti le enormi ricchezze che gestiscono hanno lo straordinario potere di comprarsi tutto: dai mezzi di comunicazione sociale, ai fans, ai …politicanti (non i veri politici!), agli uomini che dovrebbero garantire e salvaguardare il bene comune, l’ordine pubblico, la vera giustizia; la constatazione fatta dal Presidente della Corte dei Conti nei giorni scorsi ne dà amara conferma. Essi hanno la possibilità di comprarsi anche gli uomini di Chiesa: concedono loro laute elargizioni con le quali essi potranno rinnovare gli edifici o potranno procurarsi attrezzature, strumenti utilissimi per… svolgere con più efficacia l’attività pastorale( e così si assicurano il loro silenzio)!
Che dire delle multinazionali che si arricchiscono in maniera abnorme a spese di milioni di persone che lavorano per loro con un compenso da fame? E le guerre che innescano e foraggiano per ricavarvi dei vantaggi economici stratosferici?
Che dire delle organizzazioni criminali che impediscono la serena convivenza, la dignità, la laboriosità e l’onestà di migliaia di persone asservite ai loro loschi e turpi affari?
2. Quanti di noi fanno di tutto per conquistare un qualsiasi potere, ottenuto il quale usano tutti i mezzi, leciti o illeciti, per mantenerlo? Quante falsità, quanti inganni, quanti tradimenti, quanti sotterfugi, quante prepotenze, quante oppressioni, quante promesse non realizzate? Quante persone vivono da schiave perché chi è al potere toglie loro ogni libertà di pensiero, di espressione e di azione?
3. Quanti di noi se la prendono con Dio perché non interviene per salvaguardare da rischi, pericoli e malattie tanti esseri umani, soprattutto gli innocenti?
Non può Dio disarmare la mano di chi fa stragi, non può Dio impedire che le alluvioni distruggano paesi interi con la conseguente perdita di case, beni, vite umane? Non teniamo conto che tanti mali nel mondo sono causati dall’egoismo e dalla imprevidenza di coloro che devono intervenire per prevenire tragedie di ogni genere. Non possiamo attribuire a Dio quelle che sono responsabilità ben precise degli esseri umani. Pretendiamo che Dio faccia continui miracoli per supplire alla cattiveria ed alla incoscienza degli esseri umani.
Tutto è così nero? Non c’è una via di uscita? Siamo condannati ad essere sommersi dal fango? No, cari ascoltatori , la via di uscita esiste e Gesù ce ne ha dato il modo: tutte le nostre scelte personali e comunitarie devono essere confrontate con la Parola che Dio continua a rivolgerci come segno tangibile di amore: “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica”.
Anche oggi, carissimi, vorrei concludere con degli spunti che su questo brano evangelico ha offerto don Tonino Bello il 7 Marzo 1987.
La risposta di Gesù al tentatore è chiara:
“Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Tra il pane che entra nella bocca dell’uomo e la Parola che esce dalla bocca di Dio, la seconda è più importante. Perché il pane ti fa camminare. Ma è la Parola che orienta i tuoi passi. Il pane, quindi, non è tutto. Anzi non è nulla se non si sa per quale scopo bisogna mangiarlo. Ebbene, la Parola di Dio ci dice che noi dobbiamo mangiare per aiutare il prossimo a trovare il suo pane e, con esso, il gusto di vivere. ‘Dall’amore riconosceranno che siete miei: se porterete gli uni i pesi degli altri? ( cfr. Gv 13,14.35) Non se porterete sulle spalle i pesi delle mie statue in processione.
‘Il pane per me -ammoniva Bardiaev- è una questione materiale. Il pane per il mio vicino è una questione spirituale’.
Che bella Quaresima di carità possiamo impostare se faremo largo alla Parola di Dio che dice: “Spezza il tuo pane con l’affamato. Introduci in casa tua i miseri, senza tetto. Vesti chi è nudo” ( cfr. Is. 58, 6-7). Il che significa: non dormire tranquillo finché nel mondo ogni anno cinquanta milioni di persone muoiono di fame. Se hai una casa vuota, facci entrare chi è sfrattato…..Occupati degli ammalati, di chi è diverso da te, di chi non ha avuto fortuna. Tratta bene gli immigrati terzomondiali. Se puoi, dona un po’ del tuo sangue o i tuoi organi perché il fratello viva.
Non abbuffarti da solo. Fai sedere gli altri al banchetto della vita. Ma con te. Forse la gente ha più bisogno di una tovaglia di convivialità che del pane che ci sta sopra.
Ed ecco la seconda reazione di Gesù, che possiamo articolare attorno alla parola Progetto. “ Non tentare il Signore Dio tuo”. Cioè non rinunziare a progetti storici precisi, in cui si chieda impegno, fatica, intelligenza. Se ti batti per la pace, non accontentarti di invocarla soltanto, ma disegnane le possibilità concrete di attuazione. Se lotti per il pane dei fratelli, adopera strumenti propositivi adatti. Se ti impegni nella caritas parrocchiale, applica intelligenti strategie di intervento che utilizzino anche le tecniche legislative, e non si esauriscono in rugiadose emozioni. Non usare Dio, mai, neppure a scopo di beneficenza. Non pretendere miracoli da Lui, laddove l’unico miracolo da chiedere è che tu esca dal fatalismo in cui rischi di imprigionarti, forse anche in nome della fede.
Infine la protesta. “ Vattene, Satana. Sta scritto: adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi culto”. Se è vero che il deserto del mondo è pieno di aspiranti a ruolo di Dio, tu smascherali senza paura. Denuncia a viso aperto tutti i despoti che impongono genuflessioni alla povera gente. Combatti i tentativi di spostare la fiducia dell’uomo dal versante di Dio, scudo e baluardo, a quello di ben altri scudi. Opponiti al vitello d’oro della produzione delle armi e del loro commercio clandestino. Contrasta il peccato delle strutture che opprimono i popoli. Ma smonta anche le strutture del peccato che opprimono te. Prega, perché Dio ti preservi dal “ peccato che è accovacciato alla tua porta” ( Gen 4,7) e pentiti ogni volta che ti accorgi che una fila di signorotti intermedi e di idoli di bassa lega hanno sostituito nel tuo povero cuore l’unico Signore che meriti di essere adorato. E anche tu, Chiesa, guardati dalle insidie nascoste del potere.
Persino un progetto grandioso di liberazione umana può essere ambiguo se prodotto da sete di dominio, e i successi ottenuti sul campo possono divenire segni di potere. A te non si addicono i segni del potere. Ma solo il potere dei segni. Non tocca a te, cioè, col tuo impegno di carità, risolvere il problema della casa, della disoccupazione, della fame nel Terzo mondo, o della ingiustizia planetaria. Tocca a te, però, condividendo la sorte degli ultimi e schierandoti con loro, porre segni di inversione di marcia ogni volta che il mondo assolutizza se stesso. Rinuncia pure ai segni del potere. Non convertono nessuno. Ma non rinunciare al potere dei segni. E’ un potere povero che dà fastidio, perché disturba il manovratore. Ma conduce finalmente ai piedi della croce, sulla quale Gesù Cristo, nostro indefettibile amore, con i segni del fallimento, ci ha conquistato la libertà”.Don Baldassare Meli
Il brano evangelico di questa prima Domenica di Quaresima ci fa sentire, ancora una volta, il Signore Gesù come nostro compagno di cammino. Ha voluto condividere tutto con noi : la povertà della nascita e della vita, la persecuzione, la precarietà e l’insicurezza della emigrazione, l’essere considerato pazzo perché anziché pensare a sé era totalmente dedito al bene degli altri, il subire le tentazioni di satana che si presenta con una molteplicità di allettamenti e di insinuazioni camuffati sotto forma di beni che riteniamo indispensabili per vivere, per avere un ruolo significativo nella società.
Le tentazioni cui è stato sottoposto Gesù, stremato per il lungo digiuno, sono le tentazioni alle quali siamo sottoposti anche noi giorno per giorno.
1. La tentazione dell’avere, del possedere ad ogni costo. Visto che Gesù ha digiunato per quaranta giorni la tentazione più ovvia per lui era il trasformare miracolosamente in pane la pietra. Sarebbe stata una bazzecola per Gesù avere immediatamente di che mangiare. Egli che con cinque pani e due pesci avrebbe sfamato migliaia di persone non poteva con una sola parola realizzare questa trasformazione? Il tentatore cerca di insinuare che se è veramente il Figlio di Dio, Gesù può e deve compiere quel miracolo. La risposta di Gesù è pronta e ferma: l’uomo non ha bisogno soltanto di pane materiale. Gesù negli anni di vita pubblica compirà una miriade di miracoli, ma con lo scopo di dare segni palpabili di solidarietà verso i sofferenti e di far toccare con mano che si compiva la profezia messianica.
2. La tentazione del potere. “ Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni” dice il tentatore. Ma a condizione che si prostri dinanzi a lui. La risposta immediata di Gesù: l’unico che può avere la pienezza del potere è Dio; dinanzi a Lui soltanto ci si deve prostrare.
3. La tentazione del ricorso facile al miracolo. “Se sei il Figlio di Dio, buttati giù”. Gesù avrebbe dovuto costringere il Padre ad inviare gli Angeli: essi avrebbero impedito che precipitasse nel vuoto. La risposta chiara di Gesù è di non continuare a tentare Dio.
Quale il senso di questa Parola di Dio per la nostra vita?
Chi di noi non è sottoposto alle pressioni delle tentazioni? Quali le più frequenti?
Come per Gesù anche per ognuno di noi le tentazioni più frequenti e più gravide di conseguenze negative sono: la ricerca spasmodica del possedere, la ricerca ed il mantenimento del potere e la pretesa del facile ‘miracolismo’.
Guardiamoci dentro e parallelamente analizziamo l’andamento della società nella quale viviamo.
1. Quanti ci accontentiamo di avere il necessario per vivere e per condurre una vita semplice e serena?
Quanti di noi non hanno sognato di vincere al superenalotto, alla lotteria ecc.?
Quanti sono schiavi del gioco fino a portare in rovina l’economia della famiglia, trascinati ed illusi dalla speranza di una ipotetica vincita?
Quanti di noi sfruttano i dipendenti, gli operai, i commessi, i braccianti…? Si ha anche la motivazione: è necessario assicurare la vita e l’attività dell’azienda e così si potrà garantire il lavoro ai dipendenti!
Quanti di noi dichiarano sulla busta paga dei dipendenti una somma di cui viene corrisposto effettivamente forse il 70 - 80%?
E tutto questo per possedere di più. Perché chi più possiede più potere dimostra di avere nelle mani. Ciò che importa è avere, non essere. Infatti le enormi ricchezze che gestiscono hanno lo straordinario potere di comprarsi tutto: dai mezzi di comunicazione sociale, ai fans, ai …politicanti (non i veri politici!), agli uomini che dovrebbero garantire e salvaguardare il bene comune, l’ordine pubblico, la vera giustizia; la constatazione fatta dal Presidente della Corte dei Conti nei giorni scorsi ne dà amara conferma. Essi hanno la possibilità di comprarsi anche gli uomini di Chiesa: concedono loro laute elargizioni con le quali essi potranno rinnovare gli edifici o potranno procurarsi attrezzature, strumenti utilissimi per… svolgere con più efficacia l’attività pastorale( e così si assicurano il loro silenzio)!
Che dire delle multinazionali che si arricchiscono in maniera abnorme a spese di milioni di persone che lavorano per loro con un compenso da fame? E le guerre che innescano e foraggiano per ricavarvi dei vantaggi economici stratosferici?
Che dire delle organizzazioni criminali che impediscono la serena convivenza, la dignità, la laboriosità e l’onestà di migliaia di persone asservite ai loro loschi e turpi affari?
2. Quanti di noi fanno di tutto per conquistare un qualsiasi potere, ottenuto il quale usano tutti i mezzi, leciti o illeciti, per mantenerlo? Quante falsità, quanti inganni, quanti tradimenti, quanti sotterfugi, quante prepotenze, quante oppressioni, quante promesse non realizzate? Quante persone vivono da schiave perché chi è al potere toglie loro ogni libertà di pensiero, di espressione e di azione?
3. Quanti di noi se la prendono con Dio perché non interviene per salvaguardare da rischi, pericoli e malattie tanti esseri umani, soprattutto gli innocenti?
Non può Dio disarmare la mano di chi fa stragi, non può Dio impedire che le alluvioni distruggano paesi interi con la conseguente perdita di case, beni, vite umane? Non teniamo conto che tanti mali nel mondo sono causati dall’egoismo e dalla imprevidenza di coloro che devono intervenire per prevenire tragedie di ogni genere. Non possiamo attribuire a Dio quelle che sono responsabilità ben precise degli esseri umani. Pretendiamo che Dio faccia continui miracoli per supplire alla cattiveria ed alla incoscienza degli esseri umani.
Tutto è così nero? Non c’è una via di uscita? Siamo condannati ad essere sommersi dal fango? No, cari ascoltatori , la via di uscita esiste e Gesù ce ne ha dato il modo: tutte le nostre scelte personali e comunitarie devono essere confrontate con la Parola che Dio continua a rivolgerci come segno tangibile di amore: “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica”.
Anche oggi, carissimi, vorrei concludere con degli spunti che su questo brano evangelico ha offerto don Tonino Bello il 7 Marzo 1987.
La risposta di Gesù al tentatore è chiara:
“Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Tra il pane che entra nella bocca dell’uomo e la Parola che esce dalla bocca di Dio, la seconda è più importante. Perché il pane ti fa camminare. Ma è la Parola che orienta i tuoi passi. Il pane, quindi, non è tutto. Anzi non è nulla se non si sa per quale scopo bisogna mangiarlo. Ebbene, la Parola di Dio ci dice che noi dobbiamo mangiare per aiutare il prossimo a trovare il suo pane e, con esso, il gusto di vivere. ‘Dall’amore riconosceranno che siete miei: se porterete gli uni i pesi degli altri? ( cfr. Gv 13,14.35) Non se porterete sulle spalle i pesi delle mie statue in processione.
‘Il pane per me -ammoniva Bardiaev- è una questione materiale. Il pane per il mio vicino è una questione spirituale’.
Che bella Quaresima di carità possiamo impostare se faremo largo alla Parola di Dio che dice: “Spezza il tuo pane con l’affamato. Introduci in casa tua i miseri, senza tetto. Vesti chi è nudo” ( cfr. Is. 58, 6-7). Il che significa: non dormire tranquillo finché nel mondo ogni anno cinquanta milioni di persone muoiono di fame. Se hai una casa vuota, facci entrare chi è sfrattato…..Occupati degli ammalati, di chi è diverso da te, di chi non ha avuto fortuna. Tratta bene gli immigrati terzomondiali. Se puoi, dona un po’ del tuo sangue o i tuoi organi perché il fratello viva.
Non abbuffarti da solo. Fai sedere gli altri al banchetto della vita. Ma con te. Forse la gente ha più bisogno di una tovaglia di convivialità che del pane che ci sta sopra.
Ed ecco la seconda reazione di Gesù, che possiamo articolare attorno alla parola Progetto. “ Non tentare il Signore Dio tuo”. Cioè non rinunziare a progetti storici precisi, in cui si chieda impegno, fatica, intelligenza. Se ti batti per la pace, non accontentarti di invocarla soltanto, ma disegnane le possibilità concrete di attuazione. Se lotti per il pane dei fratelli, adopera strumenti propositivi adatti. Se ti impegni nella caritas parrocchiale, applica intelligenti strategie di intervento che utilizzino anche le tecniche legislative, e non si esauriscono in rugiadose emozioni. Non usare Dio, mai, neppure a scopo di beneficenza. Non pretendere miracoli da Lui, laddove l’unico miracolo da chiedere è che tu esca dal fatalismo in cui rischi di imprigionarti, forse anche in nome della fede.
Infine la protesta. “ Vattene, Satana. Sta scritto: adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi culto”. Se è vero che il deserto del mondo è pieno di aspiranti a ruolo di Dio, tu smascherali senza paura. Denuncia a viso aperto tutti i despoti che impongono genuflessioni alla povera gente. Combatti i tentativi di spostare la fiducia dell’uomo dal versante di Dio, scudo e baluardo, a quello di ben altri scudi. Opponiti al vitello d’oro della produzione delle armi e del loro commercio clandestino. Contrasta il peccato delle strutture che opprimono i popoli. Ma smonta anche le strutture del peccato che opprimono te. Prega, perché Dio ti preservi dal “ peccato che è accovacciato alla tua porta” ( Gen 4,7) e pentiti ogni volta che ti accorgi che una fila di signorotti intermedi e di idoli di bassa lega hanno sostituito nel tuo povero cuore l’unico Signore che meriti di essere adorato. E anche tu, Chiesa, guardati dalle insidie nascoste del potere.
Persino un progetto grandioso di liberazione umana può essere ambiguo se prodotto da sete di dominio, e i successi ottenuti sul campo possono divenire segni di potere. A te non si addicono i segni del potere. Ma solo il potere dei segni. Non tocca a te, cioè, col tuo impegno di carità, risolvere il problema della casa, della disoccupazione, della fame nel Terzo mondo, o della ingiustizia planetaria. Tocca a te, però, condividendo la sorte degli ultimi e schierandoti con loro, porre segni di inversione di marcia ogni volta che il mondo assolutizza se stesso. Rinuncia pure ai segni del potere. Non convertono nessuno. Ma non rinunciare al potere dei segni. E’ un potere povero che dà fastidio, perché disturba il manovratore. Ma conduce finalmente ai piedi della croce, sulla quale Gesù Cristo, nostro indefettibile amore, con i segni del fallimento, ci ha conquistato la libertà”.Don Baldassare Meli
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