"Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale ... ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual è il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual è il proprio, perché si formi l'unico volto del Cristo." Beato Giuseppe Puglisi - Palermo 15/09/1937 - 15/09/1993 Primo martire di mafia

Vexilla Regis prodeunt



Vexilla Regis prodeunt  (dal latino = avanzano i vessilli del Re). Sono le prime parole di un inno alla Croce che la Chiesa canta nei vespri della Settimana Santa e nella festa della Esaltazione (ritrovamento a Gerusalemme) della Santa Croce il 14 settembre. Veniva tradizionalmente cantato nelle processioni precedute dalla croce. L’inno, composto nel  sec. VI,  viene  attribuito a Venanzio Fortunato, vescovo di Poiters.
In origine constava di otto strofe, nel sec. X vennero aggiunte "O crux ave, spes unica" e la dossologia: "Te summa Deus Trinitas". L’attuale Ufficio Divino ne riporta sette con alcune variazioni lessicali. Il video che ho inserito fa fede al testo revisionato. 
Vexilla (= i vessilli) sono gli stendardi militari di re e principi,  i Vexilla di Cristo sono la croce, il flagello, la lancia, e gli altri strumenti della Passione con la quale ha combattuto e vinto contro il nemico e principe di questo mondo.
L’inno si può apprezzare pienamente solo ricordando l'occasione in cui è stato cantato:  la processione trionfale a cui parteciparono vescovi e principi il  19 novembre 569,  che da Tours portava un frammento della reliquia della Santa Croce al monastero di Saint-Croix a Poiters inviata in dono a  Santa Radegonda VI  dall’ imperatore bizantino Giustino II.
A Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, i "vessillanti" durante, la processione del Venerdì Santo, usano cantare alcuni versi in una tecnica vocale polifonica che richiama un genere musicale di stile bizantino.
Il testo è stato musicato da Franz Liszt, Charles Gounod,  Anton Bruckner e Giacomo Puccini (secc. XIX – XX). Dante Alighieri nel 1300, per introdurre l’ultimo canto dell’Inferno nella Divina Commedia, pone le prime parole dell’antico inno sulla bocca di Virgilio aggiungendo inferni "si avvicinano le insegne del re dell'inferno", invitando Dante a guardare avanti per vederlo.  Dante vede Lucifero come un imperatore decaduto, conficcato nel ghiaccio fino al petto con tre facce mostruose e sei ali senza piume.  Lucifero aspirava a diventare Dio, adesso è una mostruosa parodia all'opposto della Trinità; se le caratteristiche divine sono la divina podestate, la somma sapïenza e 'l primo amore quelle di Satana, per contrasto, sono impotenza, ignoranza e odio.


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