"Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale ... ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual è il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual è il proprio, perché si formi l'unico volto del Cristo." Beato Giuseppe Puglisi - Palermo 15/09/1937 - 15/09/1993 Primo martire di mafia

Le sante, vergini consacrate, del mese di Febbraio


28 Febbraio sec. V Sante Marana e Cira


Sante Marana e Cira  28 Febbraio sec. V
L’agiografia delle sante Marana e Cira, elogiate per la loro costanza, è citata da Teodoreto vescovo di Ciro (Siria) nella Storia dei monaci siriani (o Storia Religiosa). Si tratta di due sorelle nate in Berea (attuale Aleppo) da una illustre famiglia ed educate secondo la loro nobile condizione. Tuttavia, senza tener conto delle loro stato sociale, preferirono la vita ascetica ritirandosi in “un piccolo spazio davanti la città” a cielo aperto il cui accesso fu chiuso con fango e pietre.Alcune vergini vollero imitarle in questo genere di vita, pertanto le sante fecero costruire una “piccola dimora” fuori dal loro recinto con una piccola finestra comunicante per incitarle nell’amor di Dio. 

Dalla piccola finestra, Marana riceveva ciò che era loro necessario per vivere e comunicava, solo durante il tempo pasquale, con le donne che venivano a visitarle. Quanto a Cira, di costituzione più delicata, stava in continuo silenzio e curva fino a terra. Entrambe indossavano catene pesantissime, lunghi abiti e un gran velo che copriva viso, mani e stomaco e che nella parte posteriore giungeva fino a terra. Per tre volte digiunarono per 40 giorni ad imitazione di Gesù e di Mosè e per tre volte imitarono il digiuno di Daniele che durava tre settimane. Solo due volte uscirono dal loro ritiro: una volta per visitare i luoghi santi di Gerusalemme e la seconda per visitare il sepolcro di Santa Tecla a Seleucia in Isauria senza prendere alcun cibo se non quando giunsero a destinazione. Quando intorno all’anno 444 Teodoreto ebbe il permesso di entrare nel loro tugurio era da ben “42 anni che menavano tale vita penitente nella continua meditazione di Gesù Cristo Crocifisso loro Sposo”.

Si ignora la data della loro morte, i sinassari bizantini le commemorano il 28 febbraio, in Occidente furono citate per la prima volta dal Baronio nel Martirologio Romano del 1586 che introdusse arbitrariamente la loro memoria il 3 agosto. Nel nuovo Martirologio non vengono più menzionate.

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