"Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale ... ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual è il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual è il proprio, perché si formi l'unico volto del Cristo." Beato Giuseppe Puglisi - Palermo 15/09/1937 - 15/09/1993 Primo martire di mafia

Le sante, vergini consacrate, del mese di Dicembre

  4 Dicembre sec. I - II Santa Barbara
13 Dicembre 304 Santa Lucia Patrona di Siracusa
16 Dicembre 250 Santa Albina di Cesarea
18 Dicembre sec. III Santa Vittoria

25 Dicembre 256 Santa Eugenia di Roma
31 Dicembre sec. III Santa Colomba di Sens




Santa Barbara 4 Dicembre sec. I - II


Non sappiamo il suo vero nome, il mondo romano la indicava come “la figlia di Dioscoro” e
 Scene del martirio di S. Barbara - Russia sec. 18°
barbara cioè non romana
. Nacque a Nicomedia di Bitinia (in Turchia) nel sec. I d.C., nel 286 ca. la sua famiglia si trasferì presso Scandriglia, in provincia di Rieti. Il padre Dioscoro, pagano e collaboratore di Massimiano Erculeo co-imperatore con Diocleziano, per proteggere la figlia dai numerosi pretendenti fece costruire una torre che prevedeva due finestre ma che secondo il desiderio della ragazza diventarono tre (in riferimento alla S. Trinità). Qui la fanciulla nella solitudine veniva istruita dallo Spirito Santo sulla Verità e pian, piano in lei scaturì il desiderio di consacrarsi tutta a Dio. Fu anche costruita una vasca a forma di croce. La madre aveva aderito alla religione cristiana e lo rivelò alla figlia così anche lei volle abbracciare la fede in Gesù Cristo. La tradizione afferma che proprio nella vasca Barbara ricevette il battesimo (non certo si autobattezzò come pensano alcuni!) e ciò provocò l'ira del padre. La giovane per sfuggire il pericolo, dopo aver danneggiato gran parte degli dèi pagani della residenza del padre, si rifugiò nel bosco in una nicchia scavata nella roccia. Scoperta per delazione di un pastore, Dioscoro la consegnò al prefetto Marciano denunciandola come cristiana e per vilipendio agli dèi. Il processo iniziò il 2 dicembre 290, Barbara non volle abiurare ed esortò i suoi accusatori a ripudiare il paganesimo per abbracciare la religione Cristiana, ma il prefetto Marciano ordinò di torturarla rivestendola di ruvidi panni che le provocarono ferite in tutto il corpo. Tuttavia durante la notte un angelo le apparve in carcere risanandola. Il giorno dopo fu straziata da piastre di ferro roventi ma fallita anche questa,
Paternò (Catania) - Martirio di S. Barbara

Barbara
e una certa Giuliana che assistendo alle torture si proclamò cristiana, furono sottoposte al supplizio delle fiamme accese ai loro fianchi. Dato che nemmeno queste sortivano effetto il prefetto ordinò di trascinarla nuda per le vie della città flagellandola qui il Celeste Sposo, ascoltando le sue preghiere, oscurò il cielo e la terra per impedire a chiunque di vederla. Il 4 dicembre letta la sentenza di morte Dioscoro vibrò il colpo di spada decapitando la figlia e mentre tornava a casa un fulmine lo colpì. Il nobile Valenzano seppellì le spoglie della giovane presso una fonte (sorgente di Santa Barbara) che diventò meta di pellegrinaggio per l'acqua miracolosa. Quando l'imperatore Costantino nel 313 approvò la professione pubblica del Cristianesimo, i fedeli ornarono il sepolcro e intorno al sec. VI vi costruirono un oratorio che a seguito dell'invasione saracena fu abbandonato. Nel sec. X, gli  abitanti di Rieti, in una spedizione a Scandriglia, trovarono il corpo di Santa Barbara traslandolo nella loro Cattedrale qui riposa sotto l'altare maggiore
. Ai giorni nostri tra Scandriglia e Montorio si trova una chiesa dedicata a Santa Barbara probabilmente del sec. XIV,  costruita poco distante da quella distrutta dai saraceni. Tuttavia secondo un'altra tradizione, l'imperatore Giustino trasferì nel sec. VI  le sacre spoglie dall'Egitto a Costantinopoli qui rimasero fino al sec. X finchè i veneziani le prelevarono per deporle nel 1009, presso il monastero benedettino di San Giovanni Evangelista nell’isola lagunare di Torcello. Soppresso questo nel 1810, le reilquie furono traslate nella chiesa di San Martino a Burano. Ma La tradizione mantovana  afferma che il Duca Guglielmo III Gonzaga nel 1582 per dono del Patriarca di Venezia ebbe un reliquiario del corpo di Santa Barbara che fece collocare nell’abbazia Palatina del Palazzo Ducale di Mantova.  Il Cairo, Costantinopoli,  Novgorod, Kiev e Piacenza rivendicano il possesso delle sue reliquie. Il Diario Romano (1926) riporta che, la chiesa S. Maria in Traspontina a Roma, custodisce un frammento del suo  braccio presso l’altare a lei dedicato mentre nel Tesoro di S. Giovanni in Laterano si trova  un cofanetto del sec. XII che contiene alcune sue reliquie. Nel Duomo di Ravello (in provincia di Salerno) abbiamo il suo cranio in un reliquiario d’argento con la forma di testa di donna risalente al sec. XIII.  Anche a Paternò (in provincia di Catania) si venera la sacra Reliquia dell'osso omerale di S. Barbara donata
ai Giurati Civici della Città di  Paternò da Frà Stefano de Marines dell'Ordine dei  Predicatori  del convento di Messina  e traslata presso la chiesa Santa Barbara il 27 Luglio 1667. Per le divergenze sul luogo di origine e del martirio si riscontra una certa difficoltà a ricostruire le vicende delle sue reliquie.  Numerose sono le città che l’hanno come loro protettrice.  In Sicilia Santa Barbara è patrona del Villaggio Mosè (AG), Sommatino (CL), Gravà, Paternò, Tremestieri Etneo (CT), Malò,
Paternò uscita del fercolo
Francavilla di Sicilia (ME), Castellana Sicula (PA).  Diverse località hanno chiese dedicate in suo onore e vasto il patrimonio musivo e scultoreo che la ritrae  con una torre in mano o ai suoi piedi oppure la pisside in mano. Quest’ultimo particolare nasce dal patronato contro la cattiva e improvvisa morte, alludendo a quella del padre, con la conseguente supplica: "Signore, per intercessione di Santa Barbara, concedici di ricevere il sacramento prima di morire". Per tal motivo le confraternite della buona morte l'hanno come patrona. Il fulmine vendicatore ha ispirato anche il suo patronato contro i temporali, come testimonia un'invocazione veneziana: "Santa Barbara benedeta liberème de sta saeta" (Santa Barbara liberami da questo fulmine), siciliana: Santa Barbara ntu munti stava, di lampi e di trona nun si scantava, si scantava dill'ira di Diu, Santa Barbara amuri miu. (Santa Barbara stava nei boschi, di lampi e tuoni non aveva paura, temeva l’ira di Dio, Santa Barbara amore mio) e amalfitana:
Santa Barbara, affacciate affacciate ca mo passano doje carrozze, unà e acqua e nà viento. Santa Barbara fa fa’   bon tiempo”. Mentre il proverbio  pugliese  dice: "Si a Sande Barbere chjove assà, n'alte e quarnde dì a da chendà" (Se per Santa Barbara piove tanto, durerà altri quaranta giorni) quello napoletano rammenta che: “Comme Catarenea, accussì Barbarea; comme Barbarea, accussì Natalea” (Come sarà il tempo a Santa Caterina, così sarà a Santa Barbara e così pure a Natale). Con la scoperta della polvere da sparo, che richiama alla potenza del lampo e del fulmine, Santa Barbara nel sec. XV diventò patrona dei soldati del Sacro Romano Impero Germanico quindi di artificieri, artiglieri e minatori, nel 1951 della marina militare e vigili del fuoco.  Nel 1995 il Patriarcato di Mosca l’ha proclamata protettrice celeste delle armi missilistiche a scopo strategico (!?!), mentre nel 1999 la sua icona, con la benedizione del Patriarca di Mosca è salita a bordo della stazione spaziale orbitale «MIR». Nell’Europa centrale, il culto di Santa Barbara (insieme a Caterina, Margherita, Cristoforo, Biagio, Egidio ecc.) è associato ad un gruppo di ben 14 santi (detti Ausiliatori) invocati congiuntamente quando sopravvengono grandi calamità. Commemorata nello stesso giorno dagli ortodossi, la sua memoria
nel 1969 per i cattolici fu confinata al culto locale e poi ripristinata per tutta la Chiesa universale nel nuovo Martiroligio Romano. 
Infine nel dicembre 2012 l’emittente televisiva nazionale italiana ha mandato in onda il film Santa Barbara, qui il padre non muore “fulminato” … ma diventa un mendicante!


Per approfondimenti consulta  www.interno.gov.it/pdf.



 

Nessun commento:

Posta un commento

Ti ringraziamo per il tuo intervento, ti invitiamo a firmarlo .... almeno il nome. Se inerente al tema, sarà pubblicato quanto prima. Avvertiamo che i commenti con links pubblicitari non verranno pubblicati.