13 Dicembre 304 Santa Lucia Patrona di Siracusa
16 Dicembre 250 Santa Albina di Cesarea
18 Dicembre sec. III Santa Vittoria
25 Dicembre 256 Santa Eugenia di Roma
31 Dicembre sec. III Santa Colomba di Sens
Santa Barbara 4 Dicembre sec. I - II
Non
sappiamo il suo vero nome, il mondo romano la indicava come “la figlia di
Dioscoro” e
barbara cioè non romana. Nacque
a Nicomedia di Bitinia (in Turchia) nel sec. I d.C., nel 286 ca. la sua
famiglia si trasferì presso Scandriglia, in provincia di Rieti. Il padre Dioscoro,
pagano e collaboratore di Massimiano Erculeo co-imperatore con Diocleziano, per
proteggere la figlia dai numerosi pretendenti fece costruire una torre che
prevedeva due finestre ma che secondo il desiderio della ragazza diventarono
tre (in riferimento alla S. Trinità). Qui la fanciulla nella solitudine veniva
istruita dallo Spirito Santo sulla Verità e pian, piano in lei scaturì il
desiderio di consacrarsi tutta a Dio. Fu anche costruita una vasca a forma di croce.
La madre aveva aderito alla religione cristiana e lo rivelò alla figlia così anche
lei volle abbracciare la fede in Gesù Cristo. La tradizione afferma che proprio
nella vasca Barbara ricevette il battesimo (non certo si autobattezzò come
pensano alcuni!) e ciò provocò l'ira del padre. La giovane per sfuggire il
pericolo, dopo aver danneggiato gran parte degli dèi pagani della residenza del
padre, si rifugiò nel bosco in una nicchia scavata nella roccia. Scoperta per
delazione di un pastore, Dioscoro la consegnò al prefetto Marciano
denunciandola come cristiana e per vilipendio agli dèi. Il processo iniziò il 2
dicembre 290, Barbara non volle abiurare ed esortò i suoi accusatori a
ripudiare il paganesimo per abbracciare la religione Cristiana, ma il prefetto Marciano ordinò
di torturarla rivestendola di ruvidi panni che le provocarono ferite in tutto
il corpo. Tuttavia durante la notte un angelo le apparve in carcere risanandola. Il
giorno dopo fu straziata da piastre di ferro roventi ma fallita anche questa,
Barbara e una certa Giuliana che assistendo alle torture si proclamò
cristiana, furono sottoposte al supplizio delle
fiamme accese ai loro fianchi. Dato che nemmeno queste sortivano effetto il
prefetto ordinò di trascinarla nuda per le vie della città flagellandola qui il Celeste Sposo, ascoltando le sue preghiere, oscurò il cielo e la terra per impedire a
chiunque di vederla. Il 4 dicembre letta la sentenza di morte Dioscoro
vibrò il colpo di spada decapitando la figlia e mentre
tornava a casa un fulmine lo colpì. Il nobile Valenzano seppellì le
spoglie della giovane presso una fonte (sorgente di Santa Barbara) che diventò meta di pellegrinaggio per l'acqua miracolosa. Quando l'imperatore
Costantino nel 313 approvò la professione pubblica del Cristianesimo, i fedeli
ornarono il sepolcro e intorno al sec. VI vi costruirono un oratorio che a
seguito dell'invasione saracena fu abbandonato. Nel sec. X, gli abitanti di Rieti, in una spedizione a
Scandriglia, trovarono il corpo di Santa Barbara traslandolo nella loro
Cattedrale qui riposa sotto l'altare maggiore. Ai giorni nostri tra Scandriglia e
Montorio si trova una chiesa dedicata a Santa Barbara probabilmente del sec. XIV, costruita poco distante da quella distrutta
dai saraceni. Tuttavia secondo un'altra
tradizione, l'imperatore Giustino trasferì nel sec. VI le sacre spoglie dall'Egitto a Costantinopoli
qui rimasero fino al sec. X finchè i
veneziani le prelevarono per deporle nel 1009, presso il monastero benedettino di San
Giovanni Evangelista nell’isola lagunare di Torcello. Soppresso questo nel 1810,
le reilquie furono traslate nella chiesa di San Martino a Burano. Ma La
tradizione mantovana afferma che il Duca
Guglielmo III Gonzaga nel 1582 per dono del Patriarca di Venezia ebbe un
reliquiario del corpo di Santa Barbara che fece collocare nell’abbazia Palatina
del Palazzo Ducale di Mantova. Il Cairo, Costantinopoli,
Novgorod, Kiev e Piacenza rivendicano il possesso delle sue reliquie. Il
Diario Romano (1926) riporta che, la chiesa S. Maria in Traspontina a Roma, custodisce
un frammento del suo braccio presso
l’altare a lei dedicato mentre nel Tesoro di S. Giovanni in
Laterano si trova un cofanetto del sec. XII
che contiene alcune sue reliquie. Nel Duomo di Ravello (in provincia di
Salerno) abbiamo il suo cranio in un reliquiario d’argento con la forma di
testa di donna risalente al sec. XIII. Anche a
Paternò (in provincia di Catania) si venera la sacra Reliquia dell'osso omerale di S. Barbara donata ai Giurati Civici della Città di Paternò da Frà Stefano de
Marines dell'Ordine dei Predicatori del convento di
Messina e
traslata presso la chiesa Santa Barbara il 27 Luglio 1667. Per le divergenze
sul luogo di origine e del martirio si riscontra una certa difficoltà a
ricostruire le vicende delle sue reliquie. Numerose sono le città che l’hanno come loro
protettrice. In Sicilia Santa
Barbara è patrona del Villaggio Mosè (AG), Sommatino (CL), Gravà, Paternò, Tremestieri Etneo (CT), Malò,
Francavilla di Sicilia (ME),
Castellana Sicula (PA). Diverse località hanno chiese dedicate in suo onore e vasto
il patrimonio musivo e scultoreo che la ritrae con una torre in mano o ai suoi piedi oppure
la pisside in mano.
Quest’ultimo particolare nasce dal patronato contro la cattiva e improvvisa
morte, alludendo a quella del padre, con la conseguente supplica: "Signore,
per intercessione di Santa Barbara, concedici di ricevere il sacramento prima
di morire". Per tal motivo le confraternite della buona morte
l'hanno come patrona. Il fulmine vendicatore ha ispirato anche il suo patronato
contro i temporali, come testimonia un'invocazione veneziana: "Santa
Barbara benedeta liberème de sta saeta" (Santa Barbara liberami da
questo fulmine), siciliana: Santa Barbara ntu
munti stava, di lampi e di trona nun si scantava, si scantava dill'ira di Diu,
Santa Barbara amuri miu. (Santa Barbara stava nei boschi, di lampi e tuoni non
aveva paura, temeva l’ira di Dio, Santa Barbara amore mio) e amalfitana: “Santa Barbara, affacciate affacciate ca
mo passano doje carrozze, unà e acqua e nà viento. Santa Barbara fa
fa’ bon tiempo”. Mentre il proverbio pugliese
dice: "Si a Sande Barbere
chjove assà, n'alte e quarnde dì a da chendà" (Se per
Santa Barbara piove tanto, durerà altri quaranta giorni) quello napoletano
rammenta che: “Comme Catarenea, accussì Barbarea; comme Barbarea, accussì Natalea”
(Come sarà il tempo a Santa Caterina, così sarà a Santa Barbara e così pure a
Natale). Con la scoperta della polvere da sparo, che
richiama alla potenza del lampo e del fulmine, Santa Barbara nel sec. XV
diventò patrona dei soldati del Sacro Romano Impero Germanico quindi di
artificieri, artiglieri e minatori, nel 1951 della marina militare e vigili del
fuoco. Nel
1995 il Patriarcato di Mosca l’ha proclamata protettrice celeste delle armi
missilistiche a scopo strategico (!?!), mentre nel 1999
la sua icona, con la benedizione del Patriarca di Mosca è salita a bordo della
stazione spaziale orbitale «MIR». Nell’Europa centrale, il culto di Santa Barbara (insieme a
Caterina, Margherita, Cristoforo, Biagio, Egidio ecc.) è associato ad un gruppo
di ben 14 santi (detti Ausiliatori) invocati congiuntamente quando
sopravvengono grandi calamità. Commemorata nello stesso giorno dagli ortodossi,
la sua memoria nel 1969 per i
cattolici fu confinata al culto locale e poi ripristinata per tutta la Chiesa universale nel nuovo Martiroligio Romano.
Scene del martirio di S. Barbara - Russia sec. 18° |
Paternò (Catania) - Martirio di S. Barbara |
Paternò uscita del fercolo |
Infine nel
dicembre 2012 l’emittente televisiva nazionale italiana ha mandato in onda il
film Santa Barbara, qui il padre non muore “fulminato” … ma diventa un
mendicante!
Per approfondimenti consulta www.interno.gov.it/pdf.
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