"Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale ... ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual è il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual è il proprio, perché si formi l'unico volto del Cristo." Beato Giuseppe Puglisi - Palermo 15/09/1937 - 15/09/1993 Primo martire di mafia

Meditazioni festive - quanta gioia e quanto amore c'è dentro quell'abbraccio!


IV DOMENICA DI QUARESIMA
Anno C
Vangelo  Lc 15,1-3.11-32

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».


Ormai che mi ero liberato di quell’antipatico di mio fratello… ecco che spunta di nuovo!!! E viene accolto con canti e feste… ma è assurdo!!
Era il più piccolo, il più coccolato, quello che chiedeva e otteneva tutto quello che voleva! E io invece lì a fare lo schiavo nei campi di mio padre… sempre! Io che lavoravo e non chiedevo mai nulla! A me si che toccavano feste e ringraziamenti!
Un bel giorno se n’è spuntato con una delle sue “padre dammi la parte del patrimonio che mi spetta” , ha preso tutti quei soldi se n’è andato a spenderli in divertimenti poco sani.
Poi, ovviamente, non gli sono bastati ed è ritornato!
E mio padre? Prima gli corre incontro e lo abbraccia invece di rimproverarlo per come si deve, poi inizia a fare festa e per lui uccide pure il vitello grasso, quello che doveva servire per il mio pranzo di nozze!
E ditemi voi se dopo un giorno di lavoro arrivo a casa, ascolto tutte queste novità e devo pure essere felice!

E noi , Signore, quante volte ragioniamo come questo fratello maggiore?
Quante volte stiamo a puntare il dito e giudicare?
Siamo invidiosi della tua misericordia e del tuo Amore verso i peccatori… o forse siamo noi che abbiamo mille pretese e poi non sappiamo accogliere l’Amore che ci doni e ci sentiamo tuoi schiavi.
Quanta gioia e quanto Amore c’è dentro a quel “ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò”… quante volte abbiamo desiderato quest’abbraccio e poi al momento di riceverlo siamo fuggiti?
Evelissima

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