"Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale ... ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual è il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual è il proprio, perché si formi l'unico volto del Cristo." Beato Giuseppe Puglisi - Palermo 15/09/1937 - 15/09/1993 Primo martire di mafia

Meditazioni festive - Comodo no, ma possibile!

2 FEBBRAIO 
PRESENTAZIONE DEL SIGNORE 
Festa 

 Vangelo   Lc 2,22-40

Dal vangelo secondo Luca
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».
Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
  

 

“I miei occhi hanno visto la tua salvezza” ma che avevano visto? Solo un neonato come tanti altri!
Come faceva Simeone a sapere che era lui il salvatore? E sapere che questo salvatore non era il condottiero tanto desiderato dagli ebrei ma “segno di contraddizione” e della “spada che trafiggerà l’anima”?E Anna? Che ne sapeva lei?

Erano profeti… ma… ma.. così non è giusto! Essere profeti vuol dire sapere le cose in anticipo e senza sforzo!! Comodo! E come si fa per diventarlo?
O forse, proprio comodo non era, andare al Tempio tutti i giorni alla loro età, svolgere il servizio tra digiuni e preghiere, osservare con attenzione tutti i bimbi che passavano da lì cercando di scrutare oltre l’apparenza, e stare sempre e comunque con il cuore pronto ad ascoltare i suggerimenti dello Spirito…
Comodo no, ma possibile!
Vuol dire che per essere profeti bisogna avere un cuore sempre aperto, gli occhi sempre attenti, non stancarsi di attendere e la disponibilità di mettersi al servizio di Dio!
Ma soprattutto non dimenticarsi di lodare Dio! Anche se per incontrarlo sono dovuti passare 84 anni!!
Evelissima

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