13 Dicembre 304 Santa Lucia Patrona di Siracusa
16 Dicembre 250 Santa Albina di Cesarea
18 Dicembre sec. III Santa Vittoria
25 Dicembre 256 Santa Eugenia di Roma
31 Dicembre sec. III Santa Colomba di Sens
Santa Eugenia di Roma † 25 dicembre 256
Menzionata nel Martirologio Romano. È raffigurata nei mosaici di S. Apollinare Nuova a Ravenna. La sua storia è citata per ben due volte da Jacopo da Varrazze († 1298) nella "Legenda aurea" Vol. 2° e 5° (nell’agiografia dei santi Proto e Giacinto). Qui si racconta che Eugenia era figlia di un nobile romano pagano che per ordine dell’imperatore Valeriano e Gallieno fu nominato prefetto di Alessandria d’Egitto. Tutta la famiglia allora si trasferì ad Alessandria, Eugenia all’età di 15 anni fu chiesta in moglie da Aquilano figlio del console Aquilino ma questa rispose: «Non si deve scegliere il marito guardando alla nobile nascita ma ai costumi e al carattere». Poco dopo le capitò di leggere le lettere di San Paolo e subito si sentì inclinata verso la fede cristiana. Incuriosita, col pretesto di voler fare una passeggiata, accompagnata dai suoi eunuchi Proto e Giacinto, schiavi pedagoghi, volle far visita ad un villaggio cristiano vicino ad Alessandria e, udendo cantare disse ai suoi due compagni: «Abbiamo approfondito tutti i sillogismi dei filosofi … ma le parole che cantano i cristiani annullano le parole degli oratori, dei filosofi e dei poeti. Una potenza usurpata ha fatto di me la vostra padrona, ma la sapienza mi fa vostra sorella: siamo dunque fratelli nel nome di Cristo». Eugenia rivestì abiti maschili e insieme a Proto e Giacinto si recò in un monastero di cui era abate un certo Eleno. I tre giovani furono accolti e diventarono monaci. Quando l’abate morì “Eugenio”, questo il nome assunto dalla santa entrando nel monastero, fu designata a succedergli.
In quel tempo ad Alessandria, Melansia ricca e nobile matrona che “Eugenio” aveva guarito dalla febbre, cominciò a recarsi spesso dal monaco “Eugenio” e, non sospettando che fosse una donna, ben presto se ne invaghì. Allora fingendosi malata lo mandò a chiamare e quando fu giunto vicino al suo letto gli svelò di qual “sensuale amore ardesse”. “Eugenio” si scandalizzò di tale comportamento e Melansia vedendosi rifiutata lo denunciò al prefetto (il padre di Eugenia) affermando: «Un malvagio cristiano si è introdotto in camera mia mentre ero malata col pretesto di curarmi, e poi ha cercato di violentarmi ….». Il prefetto si infuriò e fece imprigionare “Eugenio” e gli altri monaci. Poi lo interrogò ed “Eugenio” rispose: «Il Signor nostro ci insegna la castità e promette la vita eterna a chi mantiene nella purezza il proprio corpo; noi potremmo mostrare che Melansia dice il falso ma preferiamo sopportare le conseguenze della sua menzogna, che perdere il frutto della nostra pazienza, svelando la verità! Intanto sia fatta venire qui l’ancella che dice di essere stata testimone del nostro delitto!». L’ancella, obbligata dalla padrona, testimoniò il falso ed egualmente fecero gli altri membri della famiglia di Melansia. A quel punto “Eugenio” disse: «Non è più tempo di tacere: voglio che trionfi la verità sulla menzogna non per superbia, ma a gloria di Dio!». Quindi si stracciò la tunica fino alla vita dimostrando così di essere una donna e aggiunse, rivolgendosi al prefetto: «Tu sei mio padre; Claudia è la madre mia; Avito e Sergio che ti siedono accanto sono i miei fratelli: io sono Eugenia, tua figlia …. ». Il padre riconobbe la figlia e gioì di averla ritrovata mentre un gran fuoco scese dal cielo e bruciò Melansia e i falsi testimoni. Eugenia convertì tutta la famiglia alla fede di Cristo: il padre lasciò la prefettura e fu eletto vescovo e tempo dopo subì il martirio per amore di Cristo.
Menzionata nel Martirologio Romano. È raffigurata nei mosaici di S. Apollinare Nuova a Ravenna. La sua storia è citata per ben due volte da Jacopo da Varrazze († 1298) nella "Legenda aurea" Vol. 2° e 5° (nell’agiografia dei santi Proto e Giacinto). Qui si racconta che Eugenia era figlia di un nobile romano pagano che per ordine dell’imperatore Valeriano e Gallieno fu nominato prefetto di Alessandria d’Egitto. Tutta la famiglia allora si trasferì ad Alessandria, Eugenia all’età di 15 anni fu chiesta in moglie da Aquilano figlio del console Aquilino ma questa rispose: «Non si deve scegliere il marito guardando alla nobile nascita ma ai costumi e al carattere». Poco dopo le capitò di leggere le lettere di San Paolo e subito si sentì inclinata verso la fede cristiana. Incuriosita, col pretesto di voler fare una passeggiata, accompagnata dai suoi eunuchi Proto e Giacinto, schiavi pedagoghi, volle far visita ad un villaggio cristiano vicino ad Alessandria e, udendo cantare disse ai suoi due compagni: «Abbiamo approfondito tutti i sillogismi dei filosofi … ma le parole che cantano i cristiani annullano le parole degli oratori, dei filosofi e dei poeti. Una potenza usurpata ha fatto di me la vostra padrona, ma la sapienza mi fa vostra sorella: siamo dunque fratelli nel nome di Cristo». Eugenia rivestì abiti maschili e insieme a Proto e Giacinto si recò in un monastero di cui era abate un certo Eleno. I tre giovani furono accolti e diventarono monaci. Quando l’abate morì “Eugenio”, questo il nome assunto dalla santa entrando nel monastero, fu designata a succedergli.
In quel tempo ad Alessandria, Melansia ricca e nobile matrona che “Eugenio” aveva guarito dalla febbre, cominciò a recarsi spesso dal monaco “Eugenio” e, non sospettando che fosse una donna, ben presto se ne invaghì. Allora fingendosi malata lo mandò a chiamare e quando fu giunto vicino al suo letto gli svelò di qual “sensuale amore ardesse”. “Eugenio” si scandalizzò di tale comportamento e Melansia vedendosi rifiutata lo denunciò al prefetto (il padre di Eugenia) affermando: «Un malvagio cristiano si è introdotto in camera mia mentre ero malata col pretesto di curarmi, e poi ha cercato di violentarmi ….». Il prefetto si infuriò e fece imprigionare “Eugenio” e gli altri monaci. Poi lo interrogò ed “Eugenio” rispose: «Il Signor nostro ci insegna la castità e promette la vita eterna a chi mantiene nella purezza il proprio corpo; noi potremmo mostrare che Melansia dice il falso ma preferiamo sopportare le conseguenze della sua menzogna, che perdere il frutto della nostra pazienza, svelando la verità! Intanto sia fatta venire qui l’ancella che dice di essere stata testimone del nostro delitto!». L’ancella, obbligata dalla padrona, testimoniò il falso ed egualmente fecero gli altri membri della famiglia di Melansia. A quel punto “Eugenio” disse: «Non è più tempo di tacere: voglio che trionfi la verità sulla menzogna non per superbia, ma a gloria di Dio!». Quindi si stracciò la tunica fino alla vita dimostrando così di essere una donna e aggiunse, rivolgendosi al prefetto: «Tu sei mio padre; Claudia è la madre mia; Avito e Sergio che ti siedono accanto sono i miei fratelli: io sono Eugenia, tua figlia …. ». Il padre riconobbe la figlia e gioì di averla ritrovata mentre un gran fuoco scese dal cielo e bruciò Melansia e i falsi testimoni. Eugenia convertì tutta la famiglia alla fede di Cristo: il padre lasciò la prefettura e fu eletto vescovo e tempo dopo subì il martirio per amore di Cristo.
Martirio di Santa Eugenia
Notre-Dame de Clignancourt
Parigi
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Venne sepolta nel cimitero di Aproniano sulla via Latina. In sua memoria, sopra la cappella che ne custodiva i resti mortali, sorse una basilica e, nel sec. VIII, fondato nei pressi un monastero femminile. Nel sec. IX Papa Stefano V ne traslò le reliquie nella basilica costantiniana dei Santi 12 Apostoli a Roma. Nella Chiesa greca la festa ricorre il 24 dicembre.
1 commento:
É una storia bella e incredibile che dimostra come la fede permette di compiere miracoli. La fede però è un dono e non si può ne acquistare ne raggiungere con il ragionamento. O c'è o non c'è e basta.
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