10 Luglio sec. III Santa Anatolia Patrona di Castel di Tora, Gerano, Sant'Anatolia di Borgorose,
Telti, Tussio,, Sant'Anatolia di Narco.
10 Luglio 257 Sante Rufina e Seconda
20 Luglio 290 Santa Margherita o Marina Patrona di Montefiscone (VT) e Licodia Eubea (CT)
25 Luglio sec. IV Sante Valentina e Thea
25 luglio sec. IV Sante Valentina di Cesarea e Thea di Gaza
La
storia è
citata da Eusebio di Cesarea,
nella Storia Ecclesiastica , Libro VIII sui martiri della Palestina al capitolo VIII, qui si accenna al martirio di un gruppo
di cristiani egiziani deportati
in Palestina: novantasette uomini, con le loro mogli
e figli, che per ordine imperiale
il governatore Firmiliano costrinse
ai lavori forzati nelle miniere dopo averli fatti torturare
tagliando loro i tendini del
piede sinistro e bruciando palpebra e pupilla
dell’occhio destro prima di essere cavato. Altri cristiani che erano
riuniti nel leggere la Sacra Scrittura furono deportati da Gaza e subirono le
stesse torture o ancora peggio. Tra questi c’era una vergine, che i calendari danno nome di
Ennata o Thea, virile
per il suo coraggio che, per opporsi alla minaccia di prostituirsi,
fu flagellata,
sollevata su di un alto palo e torturata ai fianchi.
Ad assistere a tale aberrante spettacolo vi erano anche dei cristiani di Cesarea tra cui Valentina, ben nota ai suoi concittadini, non avvenente d’aspetto ma forte nello spirito e fedele al proposito di santa verginità, la quale, non sopportando la vista di simili orrori, gridò di mezzo alla folla al giudice tiranno: «E sino a quando torturerai questa mia sorella in modo così crudele?». Il giudice ne fu irritato e la fece arrestare, intimandole di sacrificare agli dei, ma ella si rifiutò. Fu pertanto trascinata dinanzi all’altare per costringerla a sacrificare, ma Valentina, risoluta prese a calci l’altare e rovesciò il braciere che vi era presso. La furia del giudice fu irrefrenabile, comandò che venisse torturata ai fianchi più degli altri. Infine ordinò che fosse legata insieme a Thea e date al rogo mentre erano ancora in vita. Era il 25 Panemos, l'ottavo giorno delle calende di agosto, cioè, il 25 luglio al tempo dell’impero di Massimiano. Stessa data viene riportata nel Martirologio romano che le menziona unitamente al santo martire Paolo.
Ad assistere a tale aberrante spettacolo vi erano anche dei cristiani di Cesarea tra cui Valentina, ben nota ai suoi concittadini, non avvenente d’aspetto ma forte nello spirito e fedele al proposito di santa verginità, la quale, non sopportando la vista di simili orrori, gridò di mezzo alla folla al giudice tiranno: «E sino a quando torturerai questa mia sorella in modo così crudele?». Il giudice ne fu irritato e la fece arrestare, intimandole di sacrificare agli dei, ma ella si rifiutò. Fu pertanto trascinata dinanzi all’altare per costringerla a sacrificare, ma Valentina, risoluta prese a calci l’altare e rovesciò il braciere che vi era presso. La furia del giudice fu irrefrenabile, comandò che venisse torturata ai fianchi più degli altri. Infine ordinò che fosse legata insieme a Thea e date al rogo mentre erano ancora in vita. Era il 25 Panemos, l'ottavo giorno delle calende di agosto, cioè, il 25 luglio al tempo dell’impero di Massimiano. Stessa data viene riportata nel Martirologio romano che le menziona unitamente al santo martire Paolo.
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