6 Luglio sec. IV Santa Ciriaca o Domenica di Tropea
10 Luglio sec. III Santa Anatolia Patrona di Castel di Tora, Gerano, Sant'Anatolia di Borgorose,
Telti, Tussio,, Sant'Anatolia di Narco.
10 Luglio 257 Sante Rufina e Seconda
20 Luglio 290 Santa Margherita o Marina Patrona di Montefiscone (VT) e Licodia Eubea (CT)
Santa Anatolia 10 Luglio sec. III
Patrona di Castel di Tora, Cave, Gerano, Sant’Anatolia di Borgorose (Lazio), Telti (Sardegna), Tussio (Abruzzo), Sant’Anatolia di Narco (Umbria)
Una prima menzione di Anatolia si ha nel 396 nel De Laude Sanctorum di S. Vittricio vescovo di Rouen (Cap.XI,in PL.XX,col.453). È menzionata insieme a S. Vittoria nel Martirologio Geronimiano . Le due Sante compaiono effigiate nei mosaici di S. Apollinare Nuovo in Ravenna(sec. VI), l'una a fianco dell'altra, in quel corteo maestoso che fa omaggio, dietro ai Magi, delle proprie corone a Gesù bambino in braccio alla Madre. Verso il 700 l'inglese S. Adelmo, canta le lodi di s. Anatolia e di s. Vittoria in due poemi: De Laudibus Virginitatis e De Laudibus Virgiunum. Flodoardo di Reims nel poema De Christi Triunphis Apud Italiam, descrive la vita ed il martirio di s. Anatolia.. Nei secc. VI o VII una Passio ss.Anatoliae et Audacis et s. Victoriae, da cui San da Beda (m. 735), ne trasse gli elogi per suo martirologio. Questi, infine furono accolti dal Baronio nel Martyrologio Romano.
Santa Anatolia, di nobile famiglia, amica o probabilmente cugina di Vittoria, era figlia unica del console Emiliano. Il padre aveva soggiornato a lungo in Oriente pertanto diede alla figlia nome e prenome di origine greca: Callista (La più bella) Anatolia (come il sole che sorge).
Due giovani pagani, chiesero in spose Anatolia e Vittoria: rispettivamente Tito Aurelio ed Eugenio.
La Passionarra che la notte seguente in cui Anatolia distribuì tutti i suoi averi ai poveri le apparve un angelo dal volto lucente che cominciò a tessere l'elogio della verginità. Per cui alle insistenze di Tito Aurelio la Santa cercò di svincolarsi fino a punto di dover dichiarare apertamente di essere cristiana e consacrata vergine a Cristo.
Vittoria, incaricata di dissuadere l’amica dal suo proposito ma l'esortazione di questa ultima a mantenersi puri per il Regno dei Cieli, la coinvolge in modo tale da seguire l’esempio di Anatolia.
I due patrizi, che le avevano richieste in matrimonio, temevano di denunciarle come cristiane, perché altrimenti, secondo la legge del tempo, i beni venivano confiscati e ciò impediva loro di poter entrare in possesso dei patrimoni delle due vergini. Pensarono, allora, col favore dell’imperatore Decio, di mandarle in esilio nei loro possedimenti in Sabina.
Anatolia fu esiliata nei dintorni di Tora (attuale Castel di Tora)condannata a vivere di stenti e in solitudine. Fu in questo periodo che un ragazzo di nome Aniano, tormentato dal demonio, dicendo che era una certa "Signora Anatolia" a “disturbarlo” con le sue preghiere. Presentatosi dinanzi alla Santa si trovò liberato per opera di Cristo, per intercessione di S. Anatolia, da quel momento iniziarono a presentarsi malati che venivano guariti grazie alle preghiere di Anatolia e tornavano a casa convertiti a Gesù Cristo. Decio, venendo a sapere questi fatti inviò a Tora il giudice Festiano con l'ordine di ucciderla se non si sarebbe sottomessa ad Aurelio. Così, Festiano non riuscendo a convincerla con le parole ricorse ai tormenti. Poi ordinò al Marso Audace di rinchiuderla in una stanza con un serpente perchè fosse uccisa dal suo veleno. Anatolia rimase in preghiera tutta la notte. Il rettile lasciò incolume Anatolia, mentre si avventò su Audace entrato, l'indomani, nella stanza per accertarne la morte. Ma Anatolia salvò Audace dal serpente e Audace si fece cristiano; quindi, ambedue furono uccisi di spada (+ ca. 251) la loro memoria ricorre il 10 luglio.
Da secoli di erano perse le tracce delle sue reliquie, nel 932 l'abate Leone III ne iniziò la ricerca senza alcun risulta, finché non gli fu rivelato in sogno il luogo della sepoltura di s. Anatolia. La traslazione delle reliquie avvenne in maniera solenne, passando per i vari castelli in possesso dell'abbazia di Subiaco. L'abate Giovanni V ne collocò le reliquie sotto l'altare maggiore al S. Speco Attualmente il luogo custodisce il capo di S. Anatolia e S. Vittoria., il resto delle reliquie insieme a quello di S. Audace sono custodite presso il nel monastero di S. Scolastica a Subiaco sotto l’altare del Sacramento.
Santa Anatolia, di nobile famiglia, amica o probabilmente cugina di Vittoria, era figlia unica del console Emiliano. Il padre aveva soggiornato a lungo in Oriente pertanto diede alla figlia nome e prenome di origine greca: Callista (La più bella) Anatolia (come il sole che sorge).
Due giovani pagani, chiesero in spose Anatolia e Vittoria: rispettivamente Tito Aurelio ed Eugenio.
La Passionarra che la notte seguente in cui Anatolia distribuì tutti i suoi averi ai poveri le apparve un angelo dal volto lucente che cominciò a tessere l'elogio della verginità. Per cui alle insistenze di Tito Aurelio la Santa cercò di svincolarsi fino a punto di dover dichiarare apertamente di essere cristiana e consacrata vergine a Cristo.
Vittoria, incaricata di dissuadere l’amica dal suo proposito ma l'esortazione di questa ultima a mantenersi puri per il Regno dei Cieli, la coinvolge in modo tale da seguire l’esempio di Anatolia.
I due patrizi, che le avevano richieste in matrimonio, temevano di denunciarle come cristiane, perché altrimenti, secondo la legge del tempo, i beni venivano confiscati e ciò impediva loro di poter entrare in possesso dei patrimoni delle due vergini. Pensarono, allora, col favore dell’imperatore Decio, di mandarle in esilio nei loro possedimenti in Sabina.
Anatolia fu esiliata nei dintorni di Tora (attuale Castel di Tora)condannata a vivere di stenti e in solitudine. Fu in questo periodo che un ragazzo di nome Aniano, tormentato dal demonio, dicendo che era una certa "Signora Anatolia" a “disturbarlo” con le sue preghiere. Presentatosi dinanzi alla Santa si trovò liberato per opera di Cristo, per intercessione di S. Anatolia, da quel momento iniziarono a presentarsi malati che venivano guariti grazie alle preghiere di Anatolia e tornavano a casa convertiti a Gesù Cristo. Decio, venendo a sapere questi fatti inviò a Tora il giudice Festiano con l'ordine di ucciderla se non si sarebbe sottomessa ad Aurelio. Così, Festiano non riuscendo a convincerla con le parole ricorse ai tormenti. Poi ordinò al Marso Audace di rinchiuderla in una stanza con un serpente perchè fosse uccisa dal suo veleno. Anatolia rimase in preghiera tutta la notte. Il rettile lasciò incolume Anatolia, mentre si avventò su Audace entrato, l'indomani, nella stanza per accertarne la morte. Ma Anatolia salvò Audace dal serpente e Audace si fece cristiano; quindi, ambedue furono uccisi di spada (+ ca. 251) la loro memoria ricorre il 10 luglio.
Da secoli di erano perse le tracce delle sue reliquie, nel 932 l'abate Leone III ne iniziò la ricerca senza alcun risulta, finché non gli fu rivelato in sogno il luogo della sepoltura di s. Anatolia. La traslazione delle reliquie avvenne in maniera solenne, passando per i vari castelli in possesso dell'abbazia di Subiaco. L'abate Giovanni V ne collocò le reliquie sotto l'altare maggiore al S. Speco Attualmente il luogo custodisce il capo di S. Anatolia e S. Vittoria., il resto delle reliquie insieme a quello di S. Audace sono custodite presso il nel monastero di S. Scolastica a Subiaco sotto l’altare del Sacramento.
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