"Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale ... ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual è il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual è il proprio, perché si formi l'unico volto del Cristo." Beato Giuseppe Puglisi - Palermo 15/09/1937 - 15/09/1993 Primo martire di mafia

Domenica delle Palme anno C

Articolo scritto sabato, 27 marzo 2010

Domenica delle Palme anno C


«Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati, perché io sappia indirizzare allo sfiduciato una parola» (Is 50,4-7)«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Lc 22,14 - 23,56)
«Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome» (Fil 2, 6-11)
La Parola di Dio della domenica di Passione è estremamente ricca di tematiche, per motivi di spazio sono costretto a sceglierne e trattarne una.
Nella prima lettura abbiamo ascoltato la professione di fiducia del Servo di fronte al rifiuto violento dei suoi ascoltatori. Una fiducia fondata non sulle proprie capacità, ma sulla fedeltà del Signore che lo ha mandato. Solo a partire dalla consapevolezza dell'assistenza del Signore, il Servo può rendere dura la faccia di fronte ai suoi persecutori. E' proprio il rifiuto e la sofferenza ingiusta che subisce, inoltre, a renderlo "iniziato", autorevole testimone di ciò che sa compiere il Signore per coloro che ascoltano la Sua Parola.
Sappiamo che il Servo del Signore è immagine e "tipo" di Gesù Cristo, il Figlio amato del Padre, di cui nel Vangelo leggiamo la Passione. Una Passione ingiusta, causata dal peccato degli uomini: la gelosia dei capi d'Israele, la volubilità della folla, l'ignavia di Pilato che per liberarsi di "una patata bollente" (e forse per causare qualche grattacapo al "nemico" Erode), in un primo momento si rifiuta di giudicarlo e successivamente "se ne lava le mani" acconsentendo ad una palese ingiustizia (lui stesso afferma due volte di non trovare colpa in Gesù)... gli eventi precipitano e concorrono al raggiungimento della tragica conclusione: come Gesù stesso fa notare "è l'ora delle tenebre".
Gesù è consapevole di ciò che lo aspetta, sa che ormai è venuto il momento di donare la vita ed ha paura. Il nostro signore Gesù Cristo non ha patito per finta. Troppo spesso sembriamo dimenticare l'umanità di Gesù: egli è vero Dio e vero uomo. Gesù vive con angoscia l'avvicinarsi dell'ora, vive con sofferenza l'incomprensione dei suoi e la chiusura del cuore da parte dei suoi accusatori. Il fatto che Gesù sia vero uomo, significa anche che si avvia alla morte senza altra sicurezza che quella di essere mandato dal Padre: non sa della Resurrezione; dal vangelo di Giovanni apprendiamo pure che in quegli ultimi momenti Gesù non sente l'amore del Padre; il Padre, a cui oggi lo sentiamo "consegnare lo Spirito", è silenzioso; Gesù non lo sente, ma  sa  che il Padre lo ama, e sa che la volontà d'amore del Padre, per Lui e per i fratelli che gli ha dato, passa attraverso la morte. Una morte di cui ha terrore, ma che accetta proprio per obbedienza al Padre: "non sia fatta la mia, ma la tua volontà".
Noi sappiamo ciò di cui Gesù non ha mai dubitato: che la sua fiducia nell'amore del Padre è ben riposta. Proprio per la sua obbedienza, Gesù passa attraverso la morte senza che questa abbia su di lui l'ultima parola. Nella seconda lettura di oggi abbiamo ascoltato San Paolo che, riprendendo un cantico cristologico a lui precedente, parla dell'esaltazione del nome di Gesù a seguito della sua obbedienza. Un'esaltazione "a gloria di Dio Padre". Un'esaltazione cioè che ci mostra l'amore fedele del Padre nei confronti del Figlio Eterno e nei confronti nostri che gratuitamente siamo stati salvati.
Gesù, come il servo della prima lettura, è un iniziato alla sofferenza, un'esperto nel soffrire che ha una parola di conforto per tutti coloro che si trovano nella sofferenza. Una Parola che non vuole in alcun modo sminuire la sofferenza, ma che può riempire di fiducia coloro che sanno accogliere questa sofferenza, a volte (troppo spesso) causata dalla cattiveria degli uomini, e trasformarla in offerta d'amore. L'ingiusta sofferenza degli innocenti resta un doloroso mistero, ma come ci ricorda Paul Claudel «Dio non è venuto a spiegare la sofferenza; è venuto a riempirla della Sua presenza».
Apprestiamoci a vivere insieme a Gesù questa settimana di Passione, settimana in cui Gesù raccoglie nella Sua tutte le nostre "passioni" e, accogliendo la parola che il Servo rivolge agli sfiduciati di ogni tempo, non dubitiamo mai dell'Amore del Padre.
Fra Marco Lentini (OFM).

1 commento:

Ordo Virginum Sicilia ha detto...

#1 28 Marzo 2010 - 01:53

Gesù non sa se risorgerà????? Questa mi è nuova! In diversi passi evangelici si trovano esplicite dichiarazioni e azioni di Gesù sulla risurrezione. La disputa dei sadducei che non credevano alla risurrezione, "distruggete questo tempio ed io lo riedificherò in tre giorni" riferendosi al suo corpo, per non parlare della risurrezione del figlio della vedova .... di Lazzaro,. Il Figlio ha glorificato il Padre attraverso "segni" senza essere cosciente che erano il preludio a quello che sarebbe stato il "culmine" nell'economia della salvezza? E' vero che Gesù, come uomo, si trovava nelle condizioni di una conoscenza progressiva del piano salvifico, lungo il corso degli anni acquisisce sempre più consapevolezza della missione affidatagli dal Padre ma nella pienezza dei tempi messianici, Gesù Cristo, non ignora nè la sofferenza, nè la sua glorificazione! Daniela

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