"Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale ... ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual è il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual è il proprio, perché si formi l'unico volto del Cristo." Beato Giuseppe Puglisi - Palermo 15/09/1937 - 15/09/1993 Primo martire di mafia

Meditazioni festive

Articolo scritto domenica, 29 novembre 2009

L'anno liturgico inizia con il tempo dell' "Avvento", momento densissimo di significati e di valori che danno senso alla nostra esistenza: l'Avvento è tutta la nostra vita o, meglio, la nostra vita è tutta Avvento. Che cos'è la nostra vita, se non desiderio di qualcosa o di qualcuno che ci manca, che ci doni la gioia, la pace, la felicità? Che cos'è la nostra vita se non l'attesa che venga chi ci porti il supplemento di qualcosa che, mancandoci, ci inquieta e ci tormenta? Che cos'è la nostra vita se non il continuo interrogarci, aspettando che venga una risposta alle inesauribili domande che salgono dal profondo del nostro cuore? Che cos'è la nostra vita se non l'attesa di un Dio che "squarci i cieli e discenda". L'Avvento è il coraggio di scendere nel profondo di noi stessi e di percepire che il desiderio, la domanda, l'attesa, costituiscono la nostra umanità più vera: la lettura di Geremia, con la sua tensione profetica, è la compagnia più adeguata per l'uomo che ha il coraggio di non porre limiti alla propria ricerca.
Ma la nostra vita sarebbe l'esperienza più assurda e disperante se alla nostra attesa non venisse una risposta, al nostro desiderio di amore non rispondesse un incontro: l'Avvento è l'esperienza che nel profondo della nostra ricerca c'è sempre una luce misteriosa che ci illumina e pure ci spinge verso orizzonti sempre più vasti. Il nostro non è un cammino nel buio, ma in un cono di luce che diventa sempre grande quanto più vi entriamo, in un amore che quanto più lo sperimentiamo, tanto più lo desideriamo. Il nostro Avvento è l'esperienza che la nostra vita è un dialogo, un incontro con Colui che viene, quando non siamo ripiegati su noi stessi, quando "siamo svegli", attenti alla ricchezza interiore della nostra umanità, alla densità del mondo e della storia, quando trasformiamo le nostre domande, inquietudini, in una preghiera, un dialogo orante con Colui che ci parla, ci ama, e, suscitando la nostra libertà, rende la nostra vita affascinante pur nella sua complessa fragilità.
Il nostro Avvento è l'incontro con Cristo, Gesù di Nazareth, Colui che è venuto, per percorrere tutto il cammino umano, condividere tutta la domanda, il desiderio, l'angoscia, il dramma, la morte, e per mostrare che proprio questa è la via per arrivare alla pienezza di ciò a cui l'uomo aspira, perché nessun uomo si senta solo, abbia paura della propria umanità, ma la viva fino in fondo sentendo che essa è il luogo dove si può cominciare a percepire l'inesauribilità di Colui che la storia non può contenere.

(dal sito
www.giovani.org)

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