"Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale ... ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual è il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual è il proprio, perché si formi l'unico volto del Cristo." Beato Giuseppe Puglisi - Palermo 15/09/1937 - 15/09/1993 Primo martire di mafia

Verginità ed inizi di un Ordo nel periodo post-apostolico

Articolo scritto giovedì, 22 aprile 2010
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  2. Verginità ed inizi di un Ordo nel periodo post-apostolico 

      La verginità cristiana, insieme al martirio e alla carità fraterna sono gli argomenti centrali degli apologisti e dei Padri per dimostrare la sublimità del cristianesimo in confronto alla corruzione e depravazione dei costumi pagani. S. Ignazio di Antiochia († 117) attesta che, nella Chiesa di Smirne, diverse vergini si sono votate alla castità e sono state assimilate al collegio delle vedove:“...parimenti le vergini chiamate vedove”. Il fatto che al gruppo delle vedove inizialmente appartengano anche le vergini fa supporre che quest’ultime, guardando alla “scelta” delle vedove, ne abbiano assunto pienamente il valore esemplare e lo stile di vita. 1Nei primi duecento anni, chi abbraccia la vita verginale, vive all’interno della propria famiglia, continuando a svolgere le stesse attività degli altri, non troviamo nessuna forma di vita associativa tra loro ma soltanto incontri amichevoli di condivisione fraterna vivendo in intima unione con Dio.
        Nella Tradizione Apostolica di Ippolito (†236) le vergini sono talmente prese in considerazione, nella Chiesa di Roma, che occupano un posto di privilegio rispetto all’intera comunità cristiana. Esse sono preposte assieme alle vedove a digiunare e a pregare per la Chiesa, e, insieme ai fanciulli, attendono alla recita dei salmi dopo il pasto della comunità.
2  I vescovi scelgono delle diaconesse inizialmente tra i membri della comunità, poi di preferenza, tra le vergini e, in mancanza di queste, tra le vedove, addette a svolgere funzioni analoghe a quelle del diacono per il servizio alle donne.3
        Non troviamo ancora nessun elemento che ci riporti ad un rito di consacrazione delle vergini, piuttosto si afferma che: “non verrà imposta la mano ad una vergine, poiché solo la sua decisione la costituisce tale”. Da qui scaturisce un fondamentale elemento: nessun obbligo o pressione esteriore costringe la donna cristiana ad abbracciare lo stato verginale, questo non è un precetto, ma rimane una scelta libera e personale della stessa e ciò viene ribadito dalle Costituzioni Apostoliche; qui, inoltre, per la prima volta le vergini vengono presentate come gruppo qualificato distinto da quello delle vedove e si impegnano ad una vita virtuosa e irreprensibile, con promessa solenne; 
        Nel III secolo, in particolare con Origéne, si ha un approfondimento tematico sulla verginità: anche la verginità ha carattere eroico alla stregua del martirio; se è degno di venerazione chi ha testimoniato e dato la propria vita a Cristo nel giro di pochi anni, tanto più chi ha donato a Cristo la vita per tutto l’arco della sua esistenza.5La giovane Agnese fu la prima vergine martire onorata nella città di Roma fin dai primi decenni del IV secolo, parte del racconto del suo martirio verrà a costituire il rituale della consacrazione delle vergini.
         Dal IV secolo in poi emerge una nuova forma di vita consacrata: il monachesimo, il suo sviluppo è talmente notevole e determinante, da un punto di vista religioso e sociale, che anche la vita delle vergini gradatamente viene coinvolta e “monacalizzata”; così scrive S. Girolamo († 420) a riguardo di una nobile vergine romana:«Chiusa fra le strette mura di un’unica cella, essa gusta tutta l’immensità del Paradiso...Essa si comporta sempre con molta modestia e ignora la conversazione di un uomo ... Se va a visitare le tombe dei martiri è alla svelta e senza farsi vedere ... La solitudine le procura molte delizie e, nel tumulto della città, ha trovato il deserto dei monaci»;
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         Per designare il gesto ecclesiale con il quale la vergine si dona totalmente a Dio nella castità, si comincia ad usare il termine “consacrazione” e iniziamo a trovare un semplice rito esteriore: alla presenza della comunità cristiana, il vescovo impone un velo sul capo della consacranda, simile a quello delle spose.7giuridicamente assume un contenuto nuziale, analogamente alla celebrazione del matrimonio naturale.
         Da questo momento troviamo sovente l’espressione “virgo sacra” e “sponsa Christi”. A questo proposito fondamentali sono gli scritti di S. Ambrogio che elogiano la bellezza della verginità per il Regno e il valore indissolubile del matrimonio.
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        Nel 398 il Concilio di Cartagine, in base alle usanze e al costume di quel periodo, interdice, a quelle che non hanno più parenti, di vivere sole o a due e le riunisce con autorità in monastero.9Tuttavia, vergini consacrate nel mondo e monache, coesistono, anche se quest’ultime in numero crescente rispetto alle prime, si assiste, inoltre, ad un riassorbimento del diaconato femminile nello stato religioso, in quanto l’impegno di vita ascetica e contemplativa, rispetto al servizio diaconale, viene considerato, di gran lunga, modello di perfezione di vita cristiana. Per il rispetto dovuto alla vergine che viene consacrata a Dio, Giustiniano († 565) commina la confisca dei beni e la pena capitale contro coloro che avessero osato attentare alla sua verginità.10
       La coesistenza di una vita verginale monacale con quella vissuta nel mondo è attestata fino al sec. X dal Pontificale Romano-Germanico, che riporta due diversi riti 11Dal 1139, col Concilio Lateranense II, viene definitivamente abolito lo stato di vita delle vergini consacrate nel mondo12 a motivo dell’eccelsa sacralità del Rito, per cui non si ritiene lecito esporre una virgo sacrata al pericolo di essere violata.
      Bisogna aspettare la riforma liturgica avviata dal Concilio Vaticano II (1962-1965) per riammetterle alla consacrazione.

 
 1 IGNAZIO DI ANTIOCHIA, Ad Smyrn., 13,1: ed. F.X. Funk,Patres Apostolici, I, 286.
2HIPPOLITE DE ROME, La Tradition Apostolique, 12,23: ed. B. Botte (LQF, 39) Münster i.W. 1963,33.
   GIUSTINO, I Apologia, 15: ed. L. Pautigny, Textes et Documents, I, Paris 1904.
3Cfr. Didachè. III, 12,1-13,1.Costituzioni Apostoliche IV, 17,4.
CA III 1,2; 6,4; 7,5; VIII 25,1-3, in Didascalia et Constitutiones Apostolorum, ed. F. X. Funk 2 voll.,   Paderborn 1950 rist.anast. Torino 1964.
ORIGENE,Comment. in Ep. ad Rom. IX, in PG 14, 1205

6 GIROLAMO, Lettera XXIV, 3 e 4, PL 22,427-428.
7 SIRICIO papa, Epistola X ad Gallos episcopos, 1: PL 13,1182.
AMBROGIO,De virginitate, c. 7: PL 16,279-316
9Concilio di Cartagine del 398, can. 33, CCL 149 (C. Munier), p. 335.
10GIUSTINIANO, nov. 115, c. 67
11-Consecratio virginum quae a saeculo conversae in domibus suis susceptum castitatis habitum privatim observare voluerint; in: C. VOGEL - R. ELZE, Le Pontifical Romano-Germanique du dixième siècle, vol. I, Città del Vaticano 1963, pp. 38-46; 51-54.
 12 Concilio Lateranense II, can. 26, in Conciliorum Oecumenicorum Decreta, Herder, Bologna 1972, p. 203.


 Per ulteriori approfondimenti:
AMBROGIO, Le vergini, a cura di M. Bianco, Roma 1954.
ID.,La verginità, a cura. di M. Bianco, Roma 1954.
ID.,Educazione delle vergini, a cura di M. Bianco, Roma 1954.
AGOSTINO, La santa verginità, a cura di Tarulli, Roma 1978, pp. 64-73.
BARBIERI R. - CALABUIG I., Verginità consacrata nella Chiesa, in Nuovo Dizionario di Liturgia, a cura di D. SARTORE - A.M. TRIACCA, Roma 1988, pp. 1580 1599.


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