"Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale ... ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual è il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual è il proprio, perché si formi l'unico volto del Cristo." Beato Giuseppe Puglisi - Palermo 15/09/1937 - 15/09/1993 Primo martire di mafia

Scelte di vita verginale ...inebriandomi del Suo Amore


“SE IN MEZZO A LORO NON POTRÓ MANDARE TE CHI MANDERÓ?”

Sono nata in una famiglia lontana dalla Chiesa, mio padre aveva già preparato per me un cammino che seguisse le sue orme nell’impegno politico, le sue idee ed i suoi principi di vita.
Avevo solo 14 anni, ma varie vicissitudini familiari mi avevano costretta a crescere in fretta e quindi ero molto matura per la mia età. Quando arrivò in Parrocchia il nuovo prete mi sorprese con una provocazione: “Il Vangelo non è un libro da leggere, ma da vivere. Vedrete che cambierà la vostra vita”. Ero una divoratrice di libri anche piuttosto impegnati, ma se pur alcuni di essi mi avevano aiutata a crescere, a capire alcune cose importanti,  di certo nessuno mi aveva mai cambiato la vita. Accolsi la provocazione e iniziai a leggere il Vangelo scoprendo che sì è vero: il Vangelo ti cambia la prospettiva con la quale affronti la vita.
Purtroppo questa consapevolezza coincise con l’inizio di un lungo periodo di contrasti con i miei genitori che non approvavano questo cambio radicale di prospettiva e quindi tentarono di ostacolare in ogni modo il mio impegno nella Chiesa.

Furono anni molto difficili e dolorosi, ma che mi costrinsero a pormi davanti ad ogni scelta in modo più consapevole. Sapevo infatti che, ogni volta, decidere di impegnarmi in Parrocchia o in Diocesi avrebbe portato ad accese discussioni e questo mi costringeva a domandarmi se valesse la pena o meno continuare a lottare.  Carente in famiglia di amore e attenzione avevo trovato in Dio e nella sua Chiesa la risposta ai miei bisogni e quindi riuscii a reggere nonostante tutto.
L’Amore di Dio e dei miei Vescovi, che in quegli anni mi aiutò a superare ogni prova, mi aveva completamente conquistata e cominciai a pensare a come avrei potuto con la mia vita rendere un briciolo di quanto avevo ricevuto. Pur comprendendo la bellezza e l’importanza del matrimonio e della vita consacrata nel Monastero o nel Convento ero certa che Dio avesse preparato per me qualcos’altro, ma non capivo proprio cosa.
Ad un certo punto ci fu una tappa fondamentale nel percorso di discernimento vocazionale. Già lavoravo come direttore in una Associazione di produttori vitivinicoli e quindi frequentavo giornalisti, opinion leader, famosi imprenditori, insomma quelli che di norma sono definiti “i potenti” e per questo, in genere, poco apprezzati dai cristiani perché visti come peccatori  destinati solo all’inferno! Eppure a me sembrava che Dio non poteva abbandonare a se stessi nemmeno loro, che il suo Amore in qualche modo doveva raggiungerli. Un giorno sentii la Sua domanda forte dentro di me: “Se in mezzo a loro non potrò mandare te, chi manderò?”. In quella Sua domanda trovai la risposta alle mie domande, la mia vocazione era: essere pienamente nel mondo pur non essendo del mondo. In più questa vocazione nata nell’ambito della Parrocchia e quindi della Chiesa locale, mi faceva sentire un legame speciale e indissolubile con la mia Diocesi. Fu l’inizio della ricerca del “come”, perché non conoscevo nessun tipo di consacrazione che rispondesse a questi requisiti: restare nel mondo senza segni distintivi per poter arrivare ovunque e a chiunque e nel contempo restare legata alla mia Diocesi. Poi venne la scoperta della realtà dell’Ordo Virginum che, appresa tramite la lettura di un libro, ebbi la certezza rappresentasse in toto quello che stavo cercando.
Ho ricevuto la consacrazione il 30 Maggio 1998 all’età di 34 anni, ho imparato ad amare la Chiesa anche conoscendola non più solo come “Santa” come era all’inizio, ma anche come “peccatrice”, e preso coscienza che la mia è una consacrazione al “Dio della Chiesa”, non “alla Chiesa di Dio” anche se essa ne è lo strumento e quindi non si può mai prescindere da lei.
Oggi sono titolare di una agenzia di comunicazione e relazioni pubbliche nel settore del vino. In virtù di questa esperienza per vari anni e fino al 2011, mi sono occupata dell’ufficio stampa dell’Incontro nazionale annuale dell’Ordo Virginum perché approfittando dell’evento, l’esperienza fosse portata a conoscenza di quante più persone possibile fuori e dentro la Chiesa.
Durante gli ormai quasi 30 anni di lavoro praticamente tutti quelli con cui ho a che fare sono venuti a conoscenza della mia scelta di vita e la rispettano. Negli anni, vari di loro hanno fatto significativi passi avanti nella visione della Chiesa passando dal rifiuto totale all’attenzione. Non è molto, ma è già un atteggiamento diverso che può preludere a altre aperture.
Mi sembra anche di poter dire che, sempre una risposta a quella chiamata iniziale di Dio “Chi manderò?”, è stata la decisione dei miei ultimi due Vescovi di acconsentire che il mio impegno pastorale principale non sia un servizio nella Diocesi o nella Parrocchia (anche se faccio comunque parte del Consiglio Pastorale e del CPAE parrocchiale), ma l’impegno in politica dove di cristiani c’è un bisogno estremo. Lo faccio da tre anni con il compito di presiedere un’Associazione politico-culturale che in questo periodo si è occupata di tanti temi importanti e pur trovandosi all’apposizione in Consiglio Comunale, ha saputo lavorare in modo costruttivo senza scendere a compromessi di nessun genere e mantenendo sempre alto il livello del confronto rifiutandosi di rispondere alle provocazioni, che pur sono arrivate cospicue e sgradevoli come ormai è purtroppo cattivo costume che accada.
Spesso mi chiedono: “come fai a conciliare un tipo di lavoro in un ambiente così particolare e un impegno nel sociale così difficile con l’essere una consacrata?”. Al di là delle mancanze e debolezze personali che non verrebbero meno se vivessi in altri ambiti,  non vedo contrapposizione con l’essere donata a Dio ed il frequentare certi ambienti. Anzi lo stupore di chi mi frequenta davanti al fatto di sentirmi “uguale”, ma di scoprire che si tratta di un tipo di uguaglianza basata su fondamenta diverse; il fatto di non avere scuse davanti alle scelte che si debbono fare perché anche tu le fai, mi sembra essere il modo nuovo ed originale che Dio ha trovato, attraverso il Concilio Vaticano II, per rispondere alle esigenze di questo tempo.

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