"Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale ... ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual è il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual è il proprio, perché si formi l'unico volto del Cristo." Beato Giuseppe Puglisi - Palermo 15/09/1937 - 15/09/1993 Primo martire di mafia

Natività di Gesù Cristo


Lo schema della composizione di questa icona russa risale ai secoli III - IV. L'iconografo russo, Andrej Rublev, che la dipinse a Mosca, intorno al 1420, ha suddiviso le diverse scene in tre fasce orizzontali che si ordinano intorno al centro dell'immagine, costituito dalla figura di Maria e del Cristo neonato.
La Grotta e il Bambino. Nella parte alta della icona, si scorge un fa-scio di luce che con-temporaneamente guida i Magi e scende per illuminare l'oscurità della caverna che si apre al centro della montagna e si suddivide in tre raggi simbolo dell'unità e trinità di Dio. La caverna oscura, si pone come preciso riferimento agli Inferi (così come nella icona della resurrezione). All'ingresso della grot-ta, si trova la testa del Bambino Gesù, sim-metrica al fascio di luce. Il Bimbo Gesù è posto in una culla che sembra un sepolcro, avvolto in bende incrociate che rimandano alla sepoltura, pare coricato nelle tenebre: è la discesa del Verbo agli inferi, “la luce splende nelle tenebre” (Gv 1,5). Quelle stesse fasce che ora sono indicate dagli angeli ai pastori come un segno di riconoscimento del Bambino divino, saranno l’unico segno del risorto per le donne, per Pietro e per Giovanni davanti al sepolcro vuoto. Tutto richiama ed indica la vittoria sulla morte e sugli inferi resa possibile dall' Incarnazione.
 La mangiatoia: Colui che nel deserto aveva fatto piovere per il suo popolo la manna, ora giace come pane di vita nella mangiatoia, assimilata tanto a un sepolcro quanto ad un altare.
Nell’icona sono presenti. Il bue e l'asino (in realtà un cavallo, perché l'asino in Russia era sconosciuto). desuntidal Vangelo apocrifo dello Pseudo Matteo.Secondo gli autori cristiani il bue e l’asino testimoniano il compimento delle profezie di Isaia e Abacuc. “Il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone” (Is 1,3). “In mezzo a due animali tu ti manifesterai; quando gli anni saranno vicini tu sarai conosciuto; quando sarà venuto il tempo tu apparirai”. (Ab 3,2 secondo la versione greca dei LXX). e simboleggiano i Gentili.

La Madre di Dio. Fuori della grotta, in primo piano, vi è la Madre di Dio, distesa su di un manto rosso fuoco simbolo, per l’iconografia russa, di gioia per l'indicibile bellezza della Natività ma anche segno del futuro sacrificio. Il suo grembo è nello stesso asse di simmetria della stella e quindi del Bambino. La Vergine ha lo sguardo materno e pensoso nella contemplazione del mistero, è in posizione di riposo, come ogni donna che ha dato alla luce un figlio e vuol sottolineare il realismo dell’ Incarnazione. Ha lo sguardo, rivolto non verso il Bambino, ma verso i pastori, simbolo dell'umanità, che si avvicinano alla grotta sotto lo sguardo materno della Teotokos. Essa, partecipe della Redenzione, si fa Madre di tutti coloro che accolgono la Luce del Figlio Suo per esserne trasfigurati.. Ad essi, come a noi, si rivolge lo sguardo di Maria. A questi misteri che la coinvolgono si riferiscono le tre stelle che si scorgono sul manto regale che tutta la avvolge e la racchiude, simboli della sua verginità prima, durante e dopo il parto.
 Ai lati di questa scena centrale si trovano tre angeli e due pastori che accolgono l’annuncio angelico: i due mondi (divino ed umano) che sono coinvolti nel mistero. Le sue mani sono velate!

San Giuseppe, sposo della Madre di Dio e padre putativo di Gesù, è situato nel piano inferiore. Seduto in disparte, in atteggiamento riflessivo, rinchiuso nel mantello appare “con il cuore in tumulto fra pensieri contrari”, come lo descrive l’autore dell’Akatistos, sebbene partecipi intimamente al mistero, accogliendo con fede la maternità e la verginità di Maria,si interroga sulla straordinarietà di questa nascita avvenuta oltre le leggi della natura
e  la tentazione del dubbio si materializza e si personifica in una figura di pastore coperto di pelli. La tradizione dà al pastore–diavolo il nome di Tirso. Al suo fianco però viene dipinto un alberello germogliato, che rappresenta la profezia di Isaia: "Un rampollo nascerà dal tronco di Jesse, un virgulto spunterà dalle sue radici"(11,1s.).
Le donne. Il Bambino è rappresentato due volte: nella grotta e nelle mani della levatrice. Infatti, nella parte inferiore, a destra, vi è anche un'altra scena: due donne, una che tiene in braccio il neonato e l’altra che versa l’acqua nel bacile per lavarlo, prestano al Dio-Bambino le cure di cui ha bisogno ogni uomo quando viene al mondo e significa la realtà della natura umana di Cristo. Secondo il Libro armeno dell'Infanzia, la donna che tiene in braccio il Bambino è addirittura Eva la progenitrice, reintegrata nella sua antica dignità per la venuta del Messia. Il suo gesto è prefigurazione del Battesimo: la piccola vasca ha la forma di un fonte battesimale e l'acqua che cola dalla brocca brilla come l'oro.
I Magi. In alto a sinistra da lontano giungono, a cavallo i Magi. Essi rappresentano i santi ed i giusti che, pur estranei al popolo di Israele, saranno compresi ora nel nuovo regno messianico. Così il Cristo è presentato fin dalla nascita come colui che estende l’Alleanza, iniziata con Israele, a tutti gli uomini, la tradizione iconografica attribuisce loro età diverse attraverso un aspetto giovanile, adulto e senile, riproducendo in una unica sintesi visiva le età dell’uomo.

Il Creato. Infine in tutta la scena ricorrono elementi vegetali e animali: alberi e arbusti, pecore e agnelli, talvolta un cane. Tutti hanno lo sguardo rivolto verso l’alto come i pastori. Essi esprimono lo stupore del creato in quel momento prodigioso.

 
La montagna. Tutta la creazione partecipa alla gioia per la nascita di Cristo.La montagna slanciata verso l’alto indica l’unione tra cielo e terra. Le pecore e le capre, pascolando sui pendii, indicano che questa è la montagna, prefigurata da Isaia per la fine dei tempi, dove regnerà la pace.

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