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6. L’Ordo Virginum a confronto con le altre forme di vita consacrata
Le vergini consacrate nel mondo vivono nelle condizioni esistenziali della secolarità alla pari con gli Istituti secolari: vita in famiglia, nella parrocchia, nella Chiesa locale, negli impegni professionali, negli impegni sociali nel mondo, ecc.
Tuttavia l’obiettivo specifico degli Istituti secolari, cioè, ordinare secondo Dio le realtà temporali, è vissuto con una nota di certo riserbo e a volte di segretezza circa la loro consacrazione, appunto per evidenziare il loro essere “secolari” nel contesto sociale in cui vivono.
Invece le donne ammesse al rito di consacrazione verginale, si pongono ordinariamente nel mondo come “consacrate”, ricevono un riconoscimento pubblico dalla Chiesa e sono costituite come “segno”.
L’essere nel mondo le distingue poi dalle religiose la cui testimonianza è caratterizzata dalla “separazione dal mondo” oltre che dall’obbligo di vita comunitaria (CIC can. 607).
C’è però da notare un’affinità tra le vergini che ricevono la consacrazione vivendo nel mondo e le vergini che hanno scelto la vita monastica. Non tanto nello stile di vita, quanto per il fatto che, in entrambi i casi, emerge più l’aspetto dell’essere dono a Cristo nella verginità, che quello del fare, prettamente peculiare dei membri delle Società di vita apostolica i quali perseguono la specificità apostolica conducendo vita fraterna secondo un comune stile e tendendo alla perfezione mediante l’osservanza di costituzioni proprie (CIC can. 731).
La professione religiosa o secolare passa attraverso il carisma del Fondatore o della Fondatrice, che ha elaborato una spiritualità particolare stilando una regola o costituzione per un sevizio ecclesiale secondo lo spirito e l’opera dell’Istituto. Invece la consacrazione nell’Ordo Virginum, ricevuta in qualità di persona singola, è espressione di un carisma vissuto direttamente al servizio della comunità ecclesiale con la sola mediazione della Chiesa nella persona del vescovo.
Infine alcune affinità si riscontrano tra la vita eremitica e la vita della vergine consacrata: chiamata a vivere una “solitudine di fondo”, cioè senza poter contare sulla sicurezza e sul sostegno che derivano da una comunità regolata da norme di ordine giuridico. La vergine segue un proprio e caratteristico progetto di vita periodicamente confrontato e verificato con il direttore spirituale e il vescovo.
Tuttavia l’obiettivo specifico degli Istituti secolari, cioè, ordinare secondo Dio le realtà temporali, è vissuto con una nota di certo riserbo e a volte di segretezza circa la loro consacrazione, appunto per evidenziare il loro essere “secolari” nel contesto sociale in cui vivono.
Invece le donne ammesse al rito di consacrazione verginale, si pongono ordinariamente nel mondo come “consacrate”, ricevono un riconoscimento pubblico dalla Chiesa e sono costituite come “segno”.
L’essere nel mondo le distingue poi dalle religiose la cui testimonianza è caratterizzata dalla “separazione dal mondo” oltre che dall’obbligo di vita comunitaria (CIC can. 607).
C’è però da notare un’affinità tra le vergini che ricevono la consacrazione vivendo nel mondo e le vergini che hanno scelto la vita monastica. Non tanto nello stile di vita, quanto per il fatto che, in entrambi i casi, emerge più l’aspetto dell’essere dono a Cristo nella verginità, che quello del fare, prettamente peculiare dei membri delle Società di vita apostolica i quali perseguono la specificità apostolica conducendo vita fraterna secondo un comune stile e tendendo alla perfezione mediante l’osservanza di costituzioni proprie (CIC can. 731).
La professione religiosa o secolare passa attraverso il carisma del Fondatore o della Fondatrice, che ha elaborato una spiritualità particolare stilando una regola o costituzione per un sevizio ecclesiale secondo lo spirito e l’opera dell’Istituto. Invece la consacrazione nell’Ordo Virginum, ricevuta in qualità di persona singola, è espressione di un carisma vissuto direttamente al servizio della comunità ecclesiale con la sola mediazione della Chiesa nella persona del vescovo.
Infine alcune affinità si riscontrano tra la vita eremitica e la vita della vergine consacrata: chiamata a vivere una “solitudine di fondo”, cioè senza poter contare sulla sicurezza e sul sostegno che derivano da una comunità regolata da norme di ordine giuridico. La vergine segue un proprio e caratteristico progetto di vita periodicamente confrontato e verificato con il direttore spirituale e il vescovo.
3 commenti:
Ho letto l'articolo sulle differenze tra Ordo Virginum e altri tipi di consacrazione e l'ho trovato interessante perché fa chiarezza sulle peculiarità proprie di questa "nuova" forma di consacrazione, anche se a quanto ho capito tanto nuova non è (esisteva dai primi secoli della cristianità!). Oggi si sente parlare dell'Ordo Virginum, il che attira qualche curiosità, anche per capire di che cosa si tratta in effetti, perché forse non se ne ha un'idea ancora del tutto ben delineata. Vi ringrazio quindi per il chiarimento, e ringrazio soprattutto Gesù perché ha voluto che esistano per Sé delle consacrate laiche che vivono nel mondo pur non essendo del mondo, ma donate completamente a Lui nella verginità. Penso che sia un dono dello Spirito al mondo di oggi, che ha bisogno di sentire parlare di Dio e del Regno di Dio in tutte le forme in cui questa testimonianza può essere data con la propria vita, in base ai carismi di cui ognuno dispone.
Cara "utente ...anonima" (che hai dimenticato di firmarti) siamo liete di averti aiutato a conoscere la nostra realtà vocazionale. Tuttavia, per chiarezza, è opportuno dichiarare che il termine "consacrate laiche" è una accezione non recepita dal codice di Diritto Canonico ma fa semplicemente parte del linguaggio comune. Per quanto ci riguarda lo stesso Codice di Codice di Diritto Canonico inserisce la nostra realtà nello stato di vita consacrata (CIC n. 604). Pertanto: "lo stato di vita consacrata, per natura sua, non è né clericale né laicale" (CIC n. 588).
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