«Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine
concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele» Isaia 7,14.
I Vangeli di Matteo e
Luca attestano la nascita del Messia, ma non indicano il giorno del divino
evento.
A Betlemme la comunità cristiana primitiva aveva conservato
la memoria e la venerazione della grotta in cui nacque il Messia ancor
prima che l’imperatore Adriano elevasse un tempio al
dio Adone (135 ca.), e l’imperatrice Elena iniziasse la costruzione della Basilica della Natività di Gesù Cristo
(326 d.C.). Quando nel 330 l’imperatore Costantino fissò al 25
dicembre la festa della natività di Gesù Cristo ufficializzata sette anni dopo
da papa Giulio, la celebrazione liturgica era consolidata in diverse Chiese d’Oriente
e d’Occidente. Nella seconda metà del secolo scorso, alcuni liturgisti, divulgarono
l’ipotesi che il 25 dicembre fosse una data scelta dai cristiani di Roma per
sostituire la festa pagana del Dies
Natalis Solis Invicti (invincibile) celebrata nel solstizio
d’inverno a Roma per volere dell’imperatore Aureliano. Ma è davvero
certa questa ipotesi? Il solstizio d’inverno
cade il 21 dicembre e non il 25 e la festa pagana in questione a Roma veniva celebrata il 19
dicembre e altrove tra il 19 e il 22 ottobre. Nel
354 d.C. il calendario romano “Chronographus” attesta
che la festa pagana del “Solis
Invicti” è il 25 dicembre. Ippolito di Roma, nel 204 d.C (quindi 150 anni prima) scrisse
nel Commento al libro del profeta Daniele che Gesù è nato il 25 dicembre e Benedetto XVI, lo
conferma nell’Udienza generale del 23/12/2009. Questo significa che i pagani, orientati a divulgare false accuse per
screditare i cristiani,
cercarono di sovrapporre la festa del Solis Invicti alla
festa del Natale di Gesù Cristo.
Il Libro dei Giubilei, testo del II secolo a.C. ritrovato nel
1947 a Qumran, ha permesso, ad uno studioso ebreo (Shemarjahu
Talmon, dell’Università Ebraica di Gerusalemme, The Calendar Reckoning of
the Sect from the Judean Desert. Aspects of the Dead Sea Scrolls, in “Scripta Hierosolymitana”, vol. IV,
Jerusalem 1958), di conoscere le date in cui le ventiquattro
classi sacerdotali di Israele officiavano al Tempio di Gerusalemme, ciclicamente
da sabato a sabato. La classe 8ª di
Abia, a cui apparteneva Zaccaria, padre di Giovanni Battista, entrava nel
Tempio nella settimana compresa tra il 23 e il 30 settembre. Ciò conferma
l’attendibilità storica di quanto
creduto e trasmesso dalla chiesa giudeo-cristiana siro-palestinese e da
alcuni Padri della Chiesa in base al racconto evangelico di Luca. Al sacerdote Zaccaria toccò
in sorte una possibilità unica ed irrepetibile: entrare nel Santo, vano
antistante al Santo dei Santi per offrire, al mattino ed al tramonto, l’incenso,
quando la visione dell’arcangelo Gabriele gli annunciava la nascita del figlio
Giovanni, tornato a casa, dopo i giorni del suo servizio, sua moglie concepisce
Lc. 1,5 - 24. La
chiesa bizantina e la chiesa latina di Terrasanta celebrano l’annuncio della
nascita di Giovanni il 23 settembre. Risulta perciò plausibile la data di
nascita del Battista, nove mesi dopo, il 24 giugno, la data
dell’annunciazione a Maria, ("e
questo mese è il sesto per lei" Lc.1,36), 25 marzo, e la conseguente
nascita del Messia, nove mesi dopo dal grembo verginale di Maria il 25 dicembre.
Il fatto che gli ortodossi del patriarcato russo festeggiano
la Natività del Salvatore il 7 gennaio è perché hanno continuato a seguire il calendario giuliano (introdotto
da Giulio Cesare) il quale differisce di tredici giorni rispetto a quello
gregoriano (introdotto da Papa
Gregorio XIII nel 1582).
Ma come mai
il buon Dio ha scelto questo fausto giorno per la nascita di suo Figlio? Il 25 di Kislev, che corrisponde al nostro 25
dicembre, gli ebrei festeggiano l’ḥănukkāh (= Dedicazione) o Festa delle luci, in cui si commemora la
ri-consacrazione dell’altare nel Tempio di Gerusalemme che Antioco IV Epifane aveva
profanato, utilizzandolo per il culto pagano (1 Maccabei 4, 36–59 ). Coincidenza? L'Emmanuele ha in se la pienezza della divinità! Il Talmud narra che in quell'occasione, per
la riaccensione della menorah si
trovò olio adatto sufficiente per un solo giorno, ma quella piccola quantità
miracolosamente bastò per altri sette giorni. Nel Vangelo secondo Giovanni Giovanni 1,4-5
; 8,12;
9,5;
12,46
Gesù è la luce del mondo, non sostituisce il sole ma è luce che
illumina, manifesta e opera la redenzione del genere umano.
Nella notte in cui nacque il Salvatore il
Vangelo secondo Luca 2,8 riferisce che vi erano dei pastori con le loro greggi
all'aperto ma questo non è un motivo per escludere che fosse inverno. Nell’ebraismo le norme di purità non consentivano alle
greggi di lana scura di rientrare nel centro abitato ma erano costrette a stare
all’aperto anche di notte vigilati dai pastori, ritenuti impuri per solo fatto
che avevano a che fare con animali impuri. L’annuncio della nascita del
Salvatore che gli angeli danno ai pastori indica pertanto una salvezza donata a
quanti non solo vegliano ma anche agli esclusi ed emarginati dalla società e
dalla casistica religiosa.
E l’anno
di nascita di Gesù? Il monaco Dionigi il piccolo (sec. V) calcolò erroneamente
la nascita di Gesù, gli storici
la collocano tra il 7 e il 4 a.C. cfr. bastabugie.it
Prima della Celebrazione Eucaristica della Notte Santa si canta la Kalenda di Natale
inserita nel Martirologio Romano, riprende
il Cronografo Romano di Furio Dionisio Filocalo del 354. Il computo degli
anni è in parte attendibile, ciò che è significativo è il senso del messaggio che si ha la
gioia di proclamare: Cristo è il centro della storia e la sua venuta ha trasfigurato la storia. Il Natale di Gesù non può essere ridotto ad un commovente evento
del passato ma ci orienta a dare pienezza alla nostra vocazione umana: «La gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo consiste nella
visione di Dio: se già la rivelazione di Dio attraverso la creazione dà la vita
a tutti gli esseri che vivono sulla terra, quanto più la manifestazione del
Padre attraverso il Verbo è causa di vita per coloro che vedono Dio! » (Ireneo di Lione Contro le eresie, 4,20,5-7)
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