"Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale ... ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual è il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual è il proprio, perché si formi l'unico volto del Cristo." Beato Giuseppe Puglisi - Palermo 15/09/1937 - 15/09/1993 Primo martire di mafia

Le sante, vergini consacrate, del mese di Maggio


 7 Maggio sec. I Santa Flavia Domitilla
13 Maggio 141 Santa Gliceria

17 Maggio 304 Santa Restituta di Teniza  

20 Maggio sec. III Santa Bassilla
31 Maggio sec. I  Santa Petronilla di Roma


 Santa Flavia Domitilla 7 Maggio sec. I
Sul finire del I secolo il vangelo aveva fatto presa nella stessa aristocrazia romana. Si legge infatti nella Storia Ecclesiastica di Eusebio di Cesarea: "Tramandano che nell'anno quindicesimo di Domiziano (95 d.C.), Flavia Domitilla, nipote, per parte della sorella, di Flavio Clemente, che era allora uno dei consoli di Roma, insieme con numerose altre persone fu deportata nell'isola di Ponza per avere confessato Cristo". Lo storico romano Dione Cassio afferma a sua volta che l'imperatore Domiziano "tolse la vita, con molti altri, anche a Flavio Clemente, benché fosse suo cugino", con l'accusa di "ateismo". Atei erano definiti i cristiani per il loro rifiuto di adorare gli dèi di Roma. "Molti, - soggiunge lo storico romano - sviatisi dietro le costumanze dei Giudei, ebbero la condanna chi di morte chi di confisca dei beni".
Dopo mezzo secolo di vita della fiorente comunità cristiana a Roma, si faceva ancora tutt'uno di cristiani e Giudei. Flavia Domitilla venne dunque deportata nell'isola di Ponza, dove ebbe a soffrire un lungo martirio: "longum martyrium duxerat". Sono parole di S. Girolamo, il quale riferisce che la vedova Paola, in occasione del suo viaggio in Oriente, passò nell'isola per visitarvi i luoghi in cui visse la santa. Alla scarsità di notizie intorno alla patrizia romana che pagò duramente la sua fedeltà a Cristo fa riscontro una leggendaria Passione, non anteriore al V secolo, che si diffonde nel racconto di particolari assai poco attendibili. Vi si parla infatti di due eunuchi, Nereo e Achilleo, i quali, mentre Domitilla si apprestava alle nozze con Aureliano, figlio di un console, le parlarono di Cristo e della bellezza della verginità, "suora de li Angeli", convincendola a rinunciare al matrimonio e a coprirsi il capo del candido velo che distingue le vergini di Dio.
L'imperatore Domiziano, cugino di Domitilla, istigato dal fidanzato respinto, avrebbe relegato la fanciulla nell'isola che fu già luogo di detenzione delle figlie di Caligola e di un figlio di Germanico. A Nereo e Achilleo toccò la stessa sorte. Aureliano, dopo aver cercato invano di corrompere i due servi perché facessero desistere Flavia Domitilla dal suo proposito, li fece decapitare entrambi. Un tentativo di far breccia nel cuore dell'ex fidanzata con una serata danzante si risolse con la morte per sfinimento dello stesso Aureliano. Un suo fratello, per vendicarne la brutta fine, diede fuoco alla casa di Domitilla, che perì nel grande rogo, vittima incontaminata del suo amore per Cristo. Per quanto suggestivo, il racconto pare del tutto leggendario.
Le  sue reliquie insieme a quelle dei santi Nereo ed Achilleo sono venerate presso la Parrocchia S. Maria in Vallicella o Chiesa Nuova  in Roma (che ingloba anche le stanze private di San Filippo Neri). 

Nessun commento:

Posta un commento

Ti ringraziamo per il tuo intervento, ti invitiamo a firmarlo .... almeno il nome. Se inerente al tema, sarà pubblicato quanto prima. Avvertiamo che i commenti con links pubblicitari non verranno pubblicati.