"Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale ... ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual è il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual è il proprio, perché si formi l'unico volto del Cristo." Beato Giuseppe Puglisi - Palermo 15/09/1937 - 15/09/1993 Primo martire di mafia

Le Sante, vergini consacrate, del mese di Maggio


 7 Maggio sec. I Santa Flavia Domitilla
13 Maggio 141 Santa Gliceria

17 Maggio 304 Santa Restituta di Teniza  

20 Maggio sec. III Santa Bassilla
31 Maggio sec. I  Santa Petronilla di Roma


 Santa Gliceria 13 Maggio 141
 
Secondo la Vita greca (BHG,I, pp. 225-26, n. 699) il primo anno dell’Imperatore Antonino e sotto il prefetto Sabino, a Traianopoli (in Tracia, odierna Turchia), Gliceria, figlia di un padre tre volte console e buon cristiano, si dedicò a confermare i fedeli nella loro fede. In occasione della festa pagana ella rifiutò di accendere la lampada nel tempio di Zeus e, ponendo sulla fronte il segno della croce, frantumò la statua d'oro di Zeus. Alla domanda del governatore sul significato del gesto ella rispose: "Questa è la mia luce". Condannata alla lapidazione, il supplizio restò senza effetto. Fu di continuo protetta dall’angelo sebbene fosse appesa per i capelli e battuta con verghe d'acciaio. Obbligata a seguire il prefetto da Traionopoli ad Eraclea, il vescovo Dionigi e i fedeli le andarono incontro ricevendola con solennità. Ma una tale accoglienza fu ben presto seguita da un nuovo giudizio di condanna: il rogo, ma il fuoco, grazie ad un’ondata miracolosa, si spense. Allora il governatore Sabino ordinò che fosse gettata in carcere privandola degli alimenti e, dopo un paio di giorni ordinò al carceriere Laodicio di aprire la cella ma questi, trovandola in buona salute, si convertì e per la sua fede fu in seguito decapitato. Condannata alle belve, una leonessa si precipitò su di lei, ma per lambirla dolcemente. Tuttavia in seguito alle sue preghiere in cui chiese che non le fosse rifiutato il martirio, una seconda leonessa con un colpo leggero di denti la uccise. Il vescovo Dionigi dopo aver ottenuto il corpo, lo seppellì in prossimità della città. Per lungo tempo il suo corpo trasudò mirra e molti furono guariti dal contatto con le sue reliquie. Nel sec. IV San Partenio visitò il vescovo Ipazio di Eraclea, ne diagnosticò il male e lo persuase a recarsi presso la tomba di S. Gliceria e a restituire ai poveri i beni che aveva sottratto. Fatto questo, il vescovo Ipazio, tre giorni dopo, riacquistò la salute.
 
Nel 591 gli imperatori Maurizio ed Eraclio, visitarono la città di Eraclea e la chiesa eretta in onore di Santa Gliceria. Una tradizione locale afferma che nel sec. VIII le sue reliquie siano state traslate a Lemnos, mentre un reliquiario nella chiesa di San Giorgio ad Eraclea ne custodisce la testa.
I sinassari bizantini e il Martirologio Romano la commemorano il 13 maggio, mentre il Geronimiano l’8 luglio. Il nome significa "dolce".

1 commento:

Ordo Virginum Sicilia ha detto...

#1 11 Maggio 2011 - 10:55

La cosa che mi ha colpito di più è che questa santa martire si chiama Gliceria, che significa dolce.
Certo questo attributo dveva esserle proprio visto che leonesse, sassi, fuoco e verghe d'acciaio non l'hanno scalfita.
Penso che la dolcezza sia una delle qualità più auspicabili in una Vergine consacrata e mi auguro di possederne abbastanza da poter essere all'altezza di una tale consacrazione.
La dolcezza è un attributo che ben si sposa con la materintà e subito il mio pensiro corre alla nostra Mamma Celeste e a quel meraviglioso canto popolare a lei dedicato che si intitola proprio Nome Dolcissimo.

momi252

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