"Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale ... ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual è il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual è il proprio, perché si formi l'unico volto del Cristo." Beato Giuseppe Puglisi - Palermo 15/09/1937 - 15/09/1993 Primo martire di mafia

Le sante, vergini consacrate, del mese di Gennaio

10 Gennaio sec. III Sante Tecla e Giustina di Lentini 
11 Gennaio sec. II (?) Santa Liberata
23 Gennaio sec. III Santa Messalina da Foligno
30 Gennaio sec. III Santa Martina


Sante Archelaide, Tecla e Susanna di Nola 19 gennaio sec. III

F. Solimena. Ss. Archelaide, Tecla e Susanna
Chiesa di San Giorgio (Salerno)
Secondo la Passio redatta intorno al sec. X  santa Archelaide (o Archelaa) e le sue compagne Tecla e Susanna vivevano la loro vita di vergini consacrate a Roma. Per sfuggire alla persecuzione degli imperatori Diocleziano e Massimiano, giunsero a Nola, stabilendosi poco lontano dalla città sul Colle di Cicala. Benchè inferma, Archelaide era di aspetto giulivo pregava giorno e notte chiedendo la conversione dei pagani, istruiva il popolo nella Santa religione e guariva miracolosamente i malati con la sacra unzione. Come riporta Della Nolana Ecclesiastica Storia, Volume 1 cap. XIV le tre vergini si sottoponevano a digiuni e penitenze e, per il loro stile di vita, “avean sembianza di veri Eremiti ed Uomini erano generalmente riputate”
Le guarigioni che Archelaide operava procurarono fama di santità, ma ciò causò che fosse denunziata da alcuni pagani. Arrestate tutte e tre, Archelaide fu interrogata sul suo potere taumaturgico da Leonzio, proconsole della Campania. Ella, con molta serenità e determinazione, ritenendo gli dèi opere mute e senza valore, rispose che ciò era opera di Gesù Cristo Autore del Cielo, della terra e del mare. Ciò fece infuriare il governatore il quale ordinò che fosse data in pasto a leoni digiuni per sette giorni in uno degli anfiteatri nolani. Ma questi preferirono lambire i suoi piedi in atteggiamento placido e riverente. Riportata in carcere e richiusa insieme alle sue compagne, ricevette la visita di un luminoso angelo che la consolò rassicurandola che le sue orazioni stavano al cospetto dell’Altissimo. I custodi furono resi partecipi della visione e terrorizzati non poterono far altro che constatare quanto corrispondesse al vero quanto predicato da Archelaide. Il giorno seguente fu ricondotta dal proconsole che le promise di farla diventare una nobile matrona se avesse adorato gli dèi. Ma, constatando la sua ostinazione, il proconsole ordinò che il suo corpo fosse lacerato da pettini di ferro su cui versare olio bollente. Archelaide pregò intensamente e l’angelo la rassicurò proteggendola dal tormento. Leonzio, ritenendo che si trattasse di una maga, comandò ai soldati che la schiacciassero con un grosso masso, ma l’angelo scagliò sui medesimi quello stesso sasso. Allora fu portata insieme alle altre sue due compagne fuori dalla città e qui quegli stessi soldati che avevano assistito alla visione dell’angelo alquanto trepidanti trafissero di spada le coraggiose vergini, sepolte poi nel cimitero nolano. Si racconta inoltre che nel sec. VII, Archelaide apparve in sogno ad una monaca di nome Agneta del monastero di San Giorgio a Salerno sollecitandola a prelevare da Nola, che allora apparteneva alla provincia ecclesiastica di Salerno, il suo corpo e quelle delle sue due compagne e di portarli a Salerno. Agneta non fece caso al sogno, tuttavia dato che il sogno si ripeté per diverse notti ella confidò il fatto al suo confessore e questi al vescovo Giovanni di Salerno, il quale insieme ad Agneta e a tutto il clero, andando presso il cimitero di Nola prelevarono le sacre reliquie. Poste queste su un carro trainato da buoi, il corteo si diresse verso la cattedrale di Salerno come da proposito del vescovo, ma i buoi deviarono in direzione del monastero di Agneta, e da allora le reliquie sono custodite in una urna di cristallo posta sotto le tre statue a mezzo busto delle sante presso la chiesa di San Giorgio annessa al monastero benedettino. I tre busti reliquiari di legno venivano portati in processione insieme ad altri santi salernitani nel giorno del santo patrono San Matteo e per questo venivano dette dal popolo “le sorelle di san Matteo”. Intorno al 1675 furono commissionate a Francesco Solimena un ciclo di affreschi per la cappella che accoglieva le reliquie delle sante. Le pitture sono state molto danneggiate dall’umidità: quelle sul soffitto sono scomparse, mentre quelle parietali sono state recentemente staccate dal muro. Gli episodi principali sono: un miracolo delle Sante, il loro Martirio e L’apparizione a Suor Agneta. I loro nomi non sono riportati nel Martirologio Romano ed attualmente se ne fa memoria solo nella chiesa di San Giorgio.

1 commento:

Anonimo ha detto...

PICCOLE PRECISAZIONI / CORREZIONI: Non vi furono altri vescovi col nome Giovanni a Salerno prima del X secolo (918), che ci fa credere in un possibile errore di trascrizione della passio. Inoltre le statue lignee furono commissionate dalle monache allo scultore Fumo di Baronissi nel XVII secolo, prima delle quali tutte le ossa erano state probabilmente conservate in una cassa di zinco in luogo ignoto. Le monache inserirono nelle tre statue solo tre ossicini delle sante (uno ciascuna). Nel XIX secolo il monastero chiuse, mentre la chiesa rimase aperta e lo è tuttora. Solo nel 2011 l'Arcivescovo attuale di Salerno, Luigi Moretti - come si può notare dall'iscrizione latina presente nell'anticamera - ordinò che le ossa fossero esposte sotto alle tre statue lignee per essere venerate.

Giovanni.

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