"Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale ... ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual è il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual è il proprio, perché si formi l'unico volto del Cristo." Beato Giuseppe Puglisi - Palermo 15/09/1937 - 15/09/1993 Primo martire di mafia

Le sante, vergini consacrate, del mese di Gennaio

10 Gennaio sec. III Sante Tecla e Giustina di Lentini 
11 Gennaio sec. II (?) Santa Liberata
23 Gennaio sec. III Santa Messalina da Foligno
30 Gennaio sec. III Santa Martina




 Sante Tecla e Giustina  di Lentini 10 Gennaio 264 / 262


PhotobucketTecla e Giustina nacquero, vissero e morirono a Lentini città in provincia di Siracusa, nell’arcidiocesi di Siracusa. Erano cugine di ricca e nobile stirpe. Isidora, madre di Tecla, fervente cristiana, subì il martirio e la figlia, colma di fervore per l’esempio della madre, si consacrò a Dio nella verginità, dedicandosi alla cura e alla protezione dei cristiani perseguitati. Ma una malattia che le paralizzò le gambe  la costrinse a rimanere a letto per sei lunghi anni. Intanto, a Lentini, al cospetto di Tertullo, arrivarono in catene tre giovani cristiani: Alfio, Filadelfo e Cirino.  Alessandro, ministro di Tertullo, informò la cugina Tecla del potere taumaturgico dei tre santi fratelli. Ed ella, mossa dal desiderio, chiese di poterli incontrare. In gran segreto ebbe modo di pregare con loro e di ascoltare la loro esortazione a mantenere salda la fede. Per grazia di Dio Tecla ritornò a camminare e, in segno di riconoscenza, si impegnò a visitarli di nascosto portando loro conforto materiale e consolazione spirituale, curando le loro ferite dovute alle continue torture e dando loro, alla fine, degna sepoltura in una grotta di sua proprietà. In questa esemplare opera di misericordia fù accompagnata dalla cugina Giustina, che cieca da un occhio ebbe la grazia della guarigione. Quando cessarono le persecuzioni  le stesse pensarono di costruire due chiese: una sopra la tomba dei santi fratelli martiri e l’altra dedicata alla beata Vergine Maria, cercando, insieme al cugino Alessandro, convertitosi al cristianesimo, di ravvivare la vita della comunità cristiana di Lentini. A tal proposito Tecla scrisse una lettera al vescovo di Roma affinchè tale comunità potesse ritornare ad essere guidata da un degno Pastore. Fu designato a tale missione proprio Alessandro e quando Everio, vescovo di Catania, presiedette la celebrazione di dedicazione della Chiesa della Vergine Maria, vedendo Tecla prostatasi dinanzi, esclamò: "Godi, o Signora, che hai consumato il corso delle prove e hai mantenuto la fede, gioisci amica dei martiri, compagna dei santi, che servisti nella loro vita e in loro memoria templi innalzasti. Sei veramente beata perché hai trovato la pace: Cristo Signore." Entrambe le sante resero serenamente lo spirito il 10 gennaio , Giustina nel 262 e Tecla nel 264 d.C. . La volta della Chiesa madre di Lentini è arricchita da un affresco in cui Giustina è al fianco di Tecla, la loro effige è anche rappresentata sulle ante del prezioso armadio della sagrestia.  Non si trova più la loro menzione nel nuovo Martirologio Romano, tuttavia ad ottobre la contrada Santuzzi, nel comune di Carlentini, al confine con quello di Lentini, festeggia come Santa Patrona e titolare della parrocchia S. Tecla vergine lentinese. 

Nessun commento:

Posta un commento

Ti ringraziamo per il tuo intervento, ti invitiamo a firmarlo .... almeno il nome. Se inerente al tema, sarà pubblicato quanto prima. Avvertiamo che i commenti con links pubblicitari non verranno pubblicati.