"Pensiamo a quel ritratto di Gesù raffigurato nel Duomo di Monreale ... ciascuno di noi è come una tessera di questo grande mosaico. Quindi tutti quanti dobbiamo capire qual è il nostro posto e aiutare gli altri a capire qual è il proprio, perché si formi l'unico volto del Cristo." Beato Giuseppe Puglisi - Palermo 15/09/1937 - 15/09/1993 Primo martire di mafia

Le sante, vergini consacrate, del mese di Dicembre

  4 Dicembre sec. I - II Santa Barbara
13 Dicembre 304 Santa Lucia Patrona di Siracusa
16 Dicembre 250 Santa Albina di Cesarea
18 Dicembre sec. III Santa Vittoria

25 Dicembre 256 Santa Eugenia di Roma
31 Dicembre sec. III Santa Colomba di Sens


Santa Eugenia di Roma  25 dicembre 256

          Menzionata nel Martirologio Romano. È raffigurata nei mosaici di S. Apollinare Nuova a Ravenna. La sua storia è citata per ben due volte da Jacopo da Varrazze († 1298) nella "Legenda aurea" Vol. 2° e 5° (nell’agiografia dei santi Proto e Giacinto). Qui si racconta che Eugenia era figlia di un nobile romano pagano che per ordine dell’imperatore Valeriano e Gallieno fu nominato prefetto di Alessandria d’Egitto. Tutta la famiglia allora si trasferì ad Alessandria, Eugenia all’età di 15 anni fu chiesta in moglie da Aquilano figlio del console Aquilino ma questa rispose: «Non si deve scegliere il marito guardando alla nobile nascita ma ai costumi e al carattere». Poco dopo le capitò di leggere le lettere di San Paolo e subito si sentì inclinata verso la fede cristiana. Incuriosita, col pretesto di voler fare una passeggiata, accompagnata dai suoi eunuchi Proto e Giacinto, schiavi pedagoghi, volle far visita ad un villaggio cristiano vicino ad Alessandria e, udendo cantare disse ai suoi due compagni: «Abbiamo approfondito tutti i sillogismi dei filosofi … ma le parole che cantano i cristiani annullano le parole degli oratori, dei filosofi e dei poeti. Una potenza usurpata ha fatto di me la vostra padrona, ma la sapienza mi fa vostra sorella: siamo dunque fratelli nel nome di Cristo»Eugenia rivestì abiti maschili e insieme a Proto e Giacinto si recò in un monastero di cui era abate un certo Eleno. I tre giovani furono accolti e diventarono monaci. Quando l’abate morì “Eugenio”, questo il nome assunto dalla santa entrando nel monastero, fu designata a succedergli.  
          In quel tempo ad Alessandria, Melansia ricca e nobile matrona che “Eugenio” aveva guarito dalla febbre, cominciò a recarsi spesso dal monaco “Eugenio” e, non sospettando che fosse una donna, ben presto se ne invaghì. Allora fingendosi  malata  lo mandò a chiamare e quando fu giunto vicino al suo letto gli svelò di qual “sensuale amore ardesse”. “Eugenio” si scandalizzò di tale comportamento e Melansia vedendosi rifiutata lo denunciò al prefetto (il padre di Eugenia) affermando: «Un malvagio cristiano si è introdotto in camera mia mentre ero malata col pretesto di curarmi, e poi ha cercato di violentarmi ….». Il prefetto si infuriò e fece imprigionare “Eugenio” e gli altri monaci. Poi lo interrogò ed “Eugenio” rispose: «Il Signor nostro ci insegna la castità e promette la vita eterna a chi mantiene nella purezza il proprio corpo; noi potremmo mostrare che Melansia dice il falso ma preferiamo sopportare le conseguenze della sua menzogna, che perdere il frutto della nostra pazienza, svelando la verità! Intanto sia fatta venire qui l’ancella che dice di essere stata testimone del nostro delitto!». L’ancella, obbligata dalla padrona, testimoniò  il falso ed egualmente fecero gli altri membri della famiglia di Melansia. A quel punto “Eugenio” disse: «Non è più tempo di tacere: voglio che trionfi la verità sulla menzogna non per superbia, ma a gloria di Dio!». Quindi si stracciò la tunica fino alla vita dimostrando così di essere una donna e aggiunse, rivolgendosi al prefetto: «Tu sei mio padre; Claudia è la madre mia; Avito e Sergio che ti siedono accanto sono i miei fratelli: io sono Eugenia, tua figlia …. ». Il padre riconobbe la figlia e gioì di averla ritrovata mentre un gran fuoco scese dal cielo e bruciò Melansia e i falsi testimoni. Eugenia convertì tutta la famiglia alla fede di Cristo: il padre lasciò la prefettura e fu eletto vescovo e tempo dopo subì il martirio per amore di Cristo.
Martirio di Santa Eugenia 
 Notre-Dame de Clignancourt 
Parigi
          La madre Claudia e i figli allora decisero di recarsi a Roma dove fondarono un asceterio operando numerose conversioni. Eugenia si interessava delle giovani, fra queste Bassilla, parente dell’imperatore Gallieno,  che affidò ai due eunuchi Proto e Giacinto perché la istruissero nella verità di fedeIl fidanzato di Bassilla, trovandosi rifiutato, si vendicò denunciando tutti all’imperatore. Eugenia  prima di subire il martirio fu attaccata a una grossa pietra e gettata nel Tevere, ma il sasso si staccò dal suo corpo e la santa iniziò a camminare sulle acque; poi fu chiusa in una fornace ardente ma la fornace si spense; quindi fu rinchiusa in una prigione senza finestre e subito una luce candidissima la illuminò. Eugenia vi rimase per dieci giorni senza ricevere alcun alimento, ma il Salvatore le apparve donandole un bianchissimo pane dicendo: «Ricevi questo cibo dalle mie stesse mani. Io sono il Salvatore che hai amato con tutta l’anima! Sappi che nel giorno in cui sono disceso sulla terra ti chiamerò a me!». Infatti il giorno di Natale la fanciulla fu uccisa per mano del suo carnefice.
          Venne sepolta nel cimitero di Aproniano sulla via Latina. In sua memoria, sopra la cappella che ne custodiva i resti mortali, sorse una basilica e, nel sec. VIII, fondato nei pressi un monastero femminile. Nel sec. IX Papa Stefano V ne traslò le reliquie nella basilica costantiniana dei Santi 12 Apostoli a Roma. Nella Chiesa greca la festa ricorre il 24 dicembre. 

1 commento:

salimba ha detto...

É una storia bella e incredibile che dimostra come la fede permette di compiere miracoli. La fede però è un dono e non si può ne acquistare ne raggiungere con il ragionamento. O c'è o non c'è e basta.

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